Considerazioni preliminari

Innanzitutto, è bene precisare che non sono una consulente filosofica o una sedicente tale (purtroppo, esiste anche questa categoria). L'obiettivo di questo blog è quello di fornire alcune informazioni di base sul mondo della Consulenza filosofica. Ho avuto modo di svolgere delle ricerche sulle pratiche filosofiche e, in particolare, sulla consulenza: il frutto di queste ricerche è la mia tesi di laurea. Credo che esistano molti luoghi comuni sulla Consulenza filosofica, probabilmente legati a quelli sulla Filosofia, spesso originati dalla superficialità con cui essa viene presentata. Non pretendo di dissolvere completamente i vostri dubbi ma semplicemente di costruire una sorta di "spazio neutro"; sia ben chiaro, la neutralità assoluta non esiste, ognuno parte da supposizioni e, in effetti, io ho una mia precisa idea della consulenza filosofica. Semplicemente, non sono una consulente filosofica, non ho nessun servizio da offrire, non devo convincere nessuno della bontà della mia missione.

sabato 28 luglio 2007

Consulenza filosofica e Counseling filosofico


Vige moltissima confusione a riguardo e, almeno che una persona non decida di intraprendere un serio percorso di approfondimento (e quindi andare a leggersi un bel po’ di testi italiani e stranieri, studiare l’origine e lo sviluppo di questa pratica nel corso del tempo e nelle diverse parti del mondo, analizzare alcuni modelli e alcune versioni) il rischio di fraintendimento è decisamente alto.
Farò solo un breve esempio. Immaginiamo che una persona interessata a saperne di più sulla consulenza filosofica, si metta a fare qualche ricerca su internet e che,malauguratamente, finisca su Wikipedia.
Questa persona sarà convinta di trovarsi davanti ad una definizione di consulenza filosofica: in realtà, starà leggendo una definizione di Counseling filosofico.
Arrivo al dunque.
Personalmente, sono convinta che la tendenza a fraintendere la natura della Consulenza filosofica sia imputabile alla facilità con cui alcuni “addetti ai lavori” (che chiamerò sedicenti consulenti filosofici) mescolano i termini Consulenza e Counseling filosofico.
Bisogna infatti distinguere nettamente la Consulenza filosofica dal Counseling filosofico: quest’ultimo fa riferimento ad un universo di “psicoterapie soft”, particolarmente consolidato nei paesi anglosassoni caratterizzato dalla tendenza a “ibridare” la psicologia con la filosofia.
Ora, dobbiamo ammettere che tale ibridazione può essere molto pericolosa, in quanto la psicologia ha fini ben diversi dalla filosofia. La psicologia, una volta analizzata la realtà in chiave causalistica, interviene sui possibili nessi alla base del disagio. La filosofia non può fare niente di tutto ciò, se è vero che è amore per il sapere e quindi caratterizzato da una gratuità di fondo (propria di ogni amore, altrimenti si chiamerebbe con un altro nome…)
Se io sto filosofando non lo faccio per guarire, perchè altrimenti sto cercando un farmaco, un sedativo, una "verità che cura": in una parola, la salvezza. Ma questa non è filosofia è medicina o religione (che ormai sono la stessa cosa)
Non c’è niente da fare, l’ottica della psicologia rimane sempre un’ottica medico-diagnostica dove, una volta scoperte la causa o le cause di un disturbo, s’interviene di conseguenza con l’obiettivo di guarire e di portare benessere.
Il Counseling filosofico, quindi non è altro che una variante del Counseling psicologico (o rogersiano) e non è molto dissimile dal Counseling esistenzialista
La Consulenza filosofica (Philosophische Beratung o Philosophische Praxis), invece, non ha a che fare con il counseling, con Rogers, Ellis o Franlk. Essa nasce quando il filosofo tedesco Gerd Achenbach apre il suo studio a Colonia nel 1981, molto critico nei confronti delle forme di counseling e di tutte le forme di psico-terapia (siano esse strong o soft)
In Italia, la prima e sintetica definizione di consulenza filosofica, è stata quella articolata dallo studioso e docente di filosofia morale, Andrea Poma: “La consulenza filosofica è la prestazione professionale di una consulenza da parte di un consulente esperto in filosofia a un consultante che liberamente e spontaneamente gliene fa richiesta”
Questa definizione ha dei limiti. Siamo infatti sicuri che basta essere “esperto di filosofia” per fare il consulente filosofico, non bisogna forse vivere la filosofia sulla propria pelle e quindi essere filosofo se si vuole veramente mettersi in gioco come la filosofia richiede, e non solo limitarsi ad “applicare” teorie e conoscenze. Tuttavia, tale definizione è comunque accettabile perché delinea i contorni dell’attività che è “professionale” e “filosofica”.
Nella consulenza filosofica si filosofa e, se si parla di psicologia, se ne parla come si può parlare di fisica o astronomia, come un sapere che può dare più consapevolezza di sé e del mondo ma non come uno strumento per ottenere dei risultati ecc.

Se volete info attendibili sulla Consulenza filosofica andate sul sito dell' Associazione Phronesis (c'è anche una rivista omonima in PDF scaricabile gratuitamente)
http://www.phronesis.info/HomePubI.html

E, ancora meglio, se conoscete il tedesco andate sul sito di Achenbach
http://www.achenbach-pp.de/

Grazie dell'attenzione!

mercoledì 18 luglio 2007

Il fondatore della Consulenza filosofica


Se la filosofia si irrigidisce in se stessa , se persiste nella sua autoaffermazione devota alla tradizione, se tiene se stessa sotto chiave, allora non potrà lasciarsi andare ed essere presso le cose. In breve: se teme i pericoli - a cui certo soccombe, ma nei quali solo può giungere a se stessa – è persa. Persa in quanto spirito vivace che non è rimuginare tra sé, ma, secondo l’uso hegeliano, è la forza di essere presso se stessa nell’altro.
G. B. ACHENBACH[1]


[1] G. B. Achenbach, La consulenza filosofica. La filosofia come opportunità di vita, Apogeo, Milano 2005, p. 50