tag:blogger.com,1999:blog-7405170701378955492024-03-20T23:47:24.175-07:00Consulenza filosoficablog informativo sulla Consulenza filosoficaMaria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.comBlogger14125tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-33539799659999231462008-12-13T04:47:00.000-08:002008-12-13T05:06:39.401-08:00Peter Raabe su Psicoterapia e Consulenza filosofica<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFTWFzYDJL04mMQGyxyOSrNgZQXZqS0uAttsDnVG9mI166qDpEnKgxbRy4mdN-Yqa42UXejzAfan1aKKrF2YSReWxC33SOAOEWXvM6VnuqeNGG7qW8C_sCx09Vry6pST6BIALPU5VytfE/s1600-h/raabe.gif"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 225px; height: 325px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFTWFzYDJL04mMQGyxyOSrNgZQXZqS0uAttsDnVG9mI166qDpEnKgxbRy4mdN-Yqa42UXejzAfan1aKKrF2YSReWxC33SOAOEWXvM6VnuqeNGG7qW8C_sCx09Vry6pST6BIALPU5VytfE/s320/raabe.gif" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5279258204904690306" border="0" /></a><span style="font-size:100%;"><br /></span><div style="text-align: right; font-style: italic;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;">Abbracciare una distinzione tra la consulenza filosofica e le procedure della psicoterapia definita in senso stretto come psicoanalisi è facile . Ma quando la psicoterapia è definita in modo più ampio e abbraccia le numerose terapie esistenziali, cognitive e comportamentali, le differenze procedurali sembrano essere offuscate dalle molte sostanziali somiglianze</span></div> <p style="margin-left: 5cm; margin-bottom: 0cm;font-family:trebuchet ms;" align="justify"><span style="font-size:100%;">PETER B. RAABE, </span><span style="font-size:100%;"><i>TEORIA E PRATICA DELLA CONSULENZA FILOSOFICA</i><sup><i><a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote1anc" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote1sym"><sup>1</sup></a></i></sup></span></p> <p style="margin-bottom: 0cm;font-family:trebuchet ms;" align="justify"><span style="font-weight: bold;font-size:100%;" ><br /></span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-weight: bold;font-size:100%;" >Peter Raabe</span><span style="font-size:100%;">, in quello che può essere considerato uno dei primi </span><span style="font-weight: bold;font-size:100%;" >manuali di consulenza filosofica</span><span style="font-size:100%;"><sup><a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote2anc" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote2sym"><sup>2</sup></a></sup>, dedica un lungo e dettagliato capitolo al confronto tra consulenza filosofica e psicoterapie. Il consulente giunge alla conclusione che tra le due pratiche non esiste una grandissima differenza considerando che “alcuni approcci alla psicoterapia sono di fatto dichiaratamente filosofici” e che “i loro professionisti condividono la capacità di filosofare e possono essere assai abili nell’attingere alle filosofie occidentali e asiatiche per ispirare il trattamento dei loro clienti”<sup><a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote3anc" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote3sym"><sup>3</sup></a></sup>.Raabe, sottolinea come tutte le nuove professioni, tra cui non fa eccezione la consulenza filosofica, abbiano la necessità di demarcare il proprio dominio, enfatizzando, ad esempio, le loro caratteristiche peculiari e le loro differenze in relazione ad altre pratiche del settore<sup><a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote4anc" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote4sym"><sup>4</sup></a></sup>.<br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;">Tuttavia, la consulenza filosofica può distinguersi nettamente solo dalla </span><span style="font-weight: bold;font-size:100%;" >psicoterapia</span><span style="font-size:100%;"> ad orientamento psicoanalitico classico, mentre con altre forme presenta più affinità. Essenzialmente per il fatto di condividere alcuni presupposti di base come, ad esempio, l’importanza della “partecipazione attiva del cliente” e il rifiuto di ogni “ prospettiva paternalistico-psicoanalitica”<sup><a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote5anc" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote5sym"><sup>5</sup></a></sup>.</span></p><div style="text-align: justify; font-family: trebuchet ms;"> </div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;">Quindi, per quanto riguarda il panorama della psicoterapia in senso ampio, per Raabe, non sussistono elementi sufficiententemente chiari capaci di distinguere il consulente filosofico dallo psicoterapeuta, al di fuori della semplice constatazione di fatto che il primo possiede una maggior preparazione in campo filosofico. Anche per quanto riguarda la </span><span style="font-weight: bold;font-size:100%;" >relazione cliente/terapeuta</span><span style="font-size:100%;">, la consulenza filosofica si distingue nettamente solo dalla terapia psicoanalitica classica.<br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;">Quest’ultima, infatti, guarda al cliente da una “</span><span style="font-weight: bold;font-size:100%;" >posizione di progetto</span><span style="font-size:100%;">”, secondo cui non sono importanti tanto le ragioni che il cliente esprime, quanto quello che sta dietro a tali ragioni. Ad esempio, “se il cliente dice ‘sono depresso perché ho perso la fede in Dio’, il terapeuta, usando la ‘posizione di progetto’ eviterà di occuparsi del problema di Dio e cercherà invece di scoprire le dinamiche inconsce che stanno dietro questa depressione”<sup><a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote6anc" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote6sym"><sup>6</sup></a></sup>.</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;"> <span style="font-family:trebuchet ms;">La consulenza filosofica, insieme ad altre forme di psicoterapia, assumerebbe, al contrario, una “</span></span><span style="font-weight: bold;font-family:trebuchet ms;font-size:100%;" >posizione intenzionale</span><span style=";font-family:trebuchet ms;font-size:100%;" >”, in cui si considera il cliente come “una persona autonoma che è sì influenzata dalle sue credenze, dai suoi desideri e così via, ma non è determinata solamente dal suo inconscio”<sup><a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote7anc" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote7sym"><sup>7</sup></a></sup>. </span></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;">Per quanto riguarda gli obiettivi, una sola differenza degna di nota consisterebbe nel fatto che gli psicoterapeuti ammettono di avere l’intenzione “di aiutare i loro clienti a raggiungere un cambiamento per il miglioramento delle loro vite”<sup><a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote8anc" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote8sym"><sup>8</sup></a></sup>. Il consulente filosofico, almeno così come lo intende <span style="font-weight: bold;">Achenbach</span>, dovrebbe invece riuscire a “resistere alla tentazione di porre un tale obiettivo nel processo di consulenza”<sup><a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote9anc" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote9sym"><sup>9</sup></a></sup>. Tuttavia, osserva Raabe, il cambiamento non può che essere un elemento imprescindibile della consulenza filosofica, per quanto questo non voglia essere dichiarato apertamente. </span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;">Il consulente canadese, si riferisce qui ad uno degli elementi basilari della sua concezione della disciplina: essa deve avere una chiara e intenzionale <i style="font-weight: bold;">finalità pedagogica</i>. Questo significa che il consulente filosofico, in quanto si prefigge di “aiutare il cliente a ottenere una più grande libertà intellettuale e un’autonomia noetica” non può esimersi dall’insegnargli “le abilità e le attitutini necessarie per farlo”<sup><a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote10anc" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote10sym"><sup>10</sup></a></sup>.</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;">Per </span><span style="font-weight: bold;font-size:100%;" >Neri Pollastri</span><span style="font-size:100%;">, invece, nonostante le somiglianze esistenti tra la consulenza filosofica e alcune scuole psicoterapeutiche, non si può dimenticare che: “tutte, in un modo o nell’altro, ripropongono come essenziale l’uso di ‘strategie e tecniche’ di tipo psicologico, che viceversa sembrano dover restare sistematicamente fuori dall’orizzonte della relazione di consulenza filosofica; tutte, anche se con accenti diversi, assumono la centralità del ‘disagio’ e lo concettualizzano come una forma di ‘patologia’”<sup><a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote11anc" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote11sym"><sup>11</sup></a></sup>. </span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" class="sdfootnote"><span style="font-size:100%;"><a class="sdfootnotesym" name="sdfootnote1sym" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote1anc">1</a> Cfr. P. B. Raabe, <i>Teoria e pratica della consuenza filosofica</i>, cit., p. 126</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="font-family: trebuchet ms; text-align: justify;" id="sdfootnote1"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="sdfootnote2"> <p class="sdfootnote"><span style="font-size:100%;"><a class="sdfootnotesym" name="sdfootnote2sym" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote2anc">2</a> P. B. Raabe, <i>Teoria e pratica della consuenza filosofica</i>, Apogeo, Milano, 2006</span></p> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="sdfootnote3"> <p class="sdfootnote"><span style="font-size:100%;"><a class="sdfootnotesym" name="sdfootnote3sym" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote3anc">3</a> <i>Ivi</i>, p. 103</span></p> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="sdfootnote4"> <p class="sdfootnote"><span style="font-size:100%;"><a class="sdfootnotesym" name="sdfootnote4sym" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote4anc">4</a> <i>Ivi</i>, p. 89</span></p> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="sdfootnote5"> <p class="sdfootnote"><span style="font-size:100%;"><a class="sdfootnotesym" name="sdfootnote5sym" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote5anc">5</a> <i>Ivi</i>, pp. 107-108</span></p> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="sdfootnote6"> <p class="sdfootnote"><span style="font-size:100%;"><a class="sdfootnotesym" name="sdfootnote6sym" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote6anc">6</a> <i>Ivi</i>, p. 108</span></p> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="sdfootnote7"> <p class="sdfootnote"><span style="font-size:100%;"><a class="sdfootnotesym" name="sdfootnote7sym" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote7anc">7</a> <i>Ivi</i>, p. 109</span></p> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="sdfootnote8"> <p class="sdfootnote"><span style="font-size:100%;"><a class="sdfootnotesym" name="sdfootnote8sym" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote8anc">8</a> <i>Ivi</i>, p. 120</span></p> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="sdfootnote9"> <p class="sdfootnote"><span style="font-size:100%;"><a class="sdfootnotesym" name="sdfootnote9sym" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote9anc">9</a> <i>Ivi</i>, p. 116</span></p> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="sdfootnote10"> <p class="sdfootnote"><span style="font-size:100%;"><a class="sdfootnotesym" name="sdfootnote10sym" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote10anc">10</a><i>Ivi</i>, pp. 165-166</span></p> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="font-family: trebuchet ms;" id="sdfootnote11"><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;" class="sdfootnote"><span style="font-size:100%;"><a class="sdfootnotesym" name="sdfootnote11sym" href="http://www.blogger.com/post-edit.do#sdfootnote11anc">11</a> N. Pollastri, <i>Osservazioni per una definizione della consulenza filosofica</i>, in “Kykéion ,8, 2002, cit., p. 59</span></p> </div>Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-27641323362584876742008-08-22T06:21:00.000-07:002013-06-14T15:51:58.187-07:00Il mito della caverna e la pratica filosofica<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
Riporto qui sotto una parte dell'interessantissimo intervento che <span style="font-weight: bold;">Jon Clayt Graziano</span> di <span style="font-weight: bold;">Phronesis</span> (Associazione italiana per la consulenza filosofica) ha tenuto alla <span style="font-weight: bold;">IX Conferenza internazionale sulla pratica filosofica</span> svoltasi lo scorso luglio a Carloforte, in Sardegna.<br />
Si tratta di una riflessione di estremo interesse perchè riesce a centrare in pieno quella che è, non solo una delle principali difficoltà della consulenza filosofica ma anche una delle più grandi difficoltà della filosofia stessa, naturalmente, da Platone in poi: il ritorno alla caverna.</div>
<span style="font-style: italic;"><br /></span>
<br />
<div style="font-style: italic; text-align: justify;">
<span style="font-style: italic;">Nel suo mit</span><span style="font-style: italic;">o della caverna, che </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">Ran Lahav</span><span style="font-style: italic;"> porta spesso come metafora della pratica filosofica, </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">Platone</span><span style="font-style: italic;"> avverte</span><span style="font-style: italic;"> di questo pericolo dell’irriconoscenza (ingratitudine). Il problema, infatti, non è quello di liberarsi dalle catene, non è ‘riuscire a girare la testa per vedere la luce ‘, come dice Lahav (1). Il vero problema viene dopo, quando i prigionieri della caverna sono incapaci di riconoscere il prigioniero liberato. Nel famoso mito il prigioniero liberato che esce dalla caverna e conosce la verità delle cose, ossia il </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">filosofo</span><span style="font-style: italic;">, una volta ‘abbronzato’ dal sole della verità, allorquando rientra nella caverna per avvertire e liberare gli altri, non viene creduto, o meglio, viene creduto pazzo, deriso e poi ucciso dagli stessi prigionieri! Socrate docet! </span><span style="font-style: italic;">Un tale assassinio è naturale e avviene perché i prigionieri sono incatenati dall’infanzia e quindi ovviamente increduli ch</span><span style="font-style: italic;">e esista un altro mondo fuori dalla caverna: a loro non interessa certo la luce del filosofo, essi sono molto più preoccupati delle proprie ombre. Inoltre non dimentichiamo che il filosofo, rientrato nella buia caverna dopo aver contemplato la luce della verità, non</span> vede bene, è come accecato, e appare impacciato nei suoi movimenti. E' normale che gli altri prigionieri lo ritengano come un pazzo o un ubriaco. Il filosofo praticante non è quindi colui che vede la luce dopo il buio della caverna: questi potrebbe essere anche un mistico o un pazzo. Al contrario il vero filosofo è colui che, dopo aver visto la luce decide di ri<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCtKjRSBsnU30bpkQQruz_AJOvoayiMj_skWaKkWlSkkJSkn8Q4imn85_RfhQr3sGeH8JdUV-pJeZUzfki0Eu88Pdv1c83qNuFfOvGL4l9slSzAqJtvx5fFR9hU4PyTl1Z4rWbjvry3ug/s1600-h/caverna.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" style="font-style: italic;"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5237346982819536466" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCtKjRSBsnU30bpkQQruz_AJOvoayiMj_skWaKkWlSkkJSkn8Q4imn85_RfhQr3sGeH8JdUV-pJeZUzfki0Eu88Pdv1c83qNuFfOvGL4l9slSzAqJtvx5fFR9hU4PyTl1Z4rWbjvry3ug/s320/caverna.jpg" style="cursor: pointer; float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt;" /></a>tornare nel buio, spinto da un obbligo morale.<br />
La vera vita filosofica non è quella che cerca la luce, ma quella che trova nell’oscurità. Perciò ritengo che sia molto più utile istruire un filosofo a <span style="font-weight: bold;">rientrare nella caverna</span>, piuttosto che ad uscirne.<br />
La filosofia aiuta ad uscire dalla caverna; la <span style="font-weight: bold;">pr</span><span style="font-weight: bold;">atica filosofica</span> serve invece a saperci rientrare. Per uscire dalla caverna esistono molti metodi, che ci vengono dati si dalla filosofia, ma anche dalla musica, dall’amore, dalla pazzia stessa.<br />
Per rientrare nella caverna, invece, i metodi diventano inutili. La pratica filosofica quindi può tranquillamente rinunciare ai metodi propri della filosofia. Essa però deve fare affidamento a <span style="font-weight: bold;">competenze</span>, ad <span style="font-weight: bold;">abilità</span> che il filosofo è tenuto ad acquisire.<br />
Acquisire competenze equivale a saper aggiustare la vista quando, dopo aver contemplato la luce del sole, si decide di rientrare nell’oscurità della caverna. Ora, dal momento che sono convinto che in Italia (ma anche all’estero) per i prossimi venti anni non sarà ancora possibile parlare di pratica filosofica da un punto di vista professionale (sia perché la società non è ancora pronta a tollerare una simile professione, sia perché molti degli stessi filosofi non sono pronti a ‘scendere nella caverna'), e dal momento che mi ritengo alquanto giovane, mi piacerebbe spendere i prossimi anni della mia vita ad istruire i filosofi che vogliano divenire praticanti, per prepararli ad entrare più agevolmente nella caverna. In tal senso, la mia ‘arma’ preferita rimane la provocazione.<br />
<br />
(1)<br />
Parole di Ran Lahav durante un discorso al I Convegno Nazionale di Phronesis a Roma, il 26 febbraio 2005. Il discorso è stato poi pubblicato come articolo intitolato ‘Consulenza filosofica<br />
come filosofia speculativa ’, sul numero 4 (Aprile 2005) della rivista Phronesis.</div>
</div>
Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-62833198611481168812008-08-19T00:39:00.000-07:002008-12-14T03:35:56.058-08:00Consulenza filosofica in Spagna e in Sudamerica<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><o:p></o:p><span style=";font-family:trebuchet ms;font-size:100%;" >In Spagna<a face="trebuchet ms" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn1" name="_ftnref1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[1]</span><!--[endif]--></span></span></a> la <i style="font-weight: bold;">Philosophische Praxis</i> ha trovato un primo riscontro tra i membri del gruppo di ricerca ETOR<a face="trebuchet ms" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn2" name="_ftnref2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[2]</span><!--[endif]--></span></span></a>. Questo gruppo ha coniato il termine <i>orientaciòn filosófica </i>intendendo l’operare del consulente più nel senso di un’attività orientatrice, che non nel senso letterale di una “pratica consulenziale” e quindi “apportatrice di consigli”[<i>consejerìa</i>]. Il consulente diventa quindi un orientatore<a face="trebuchet ms" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn3" name="_ftnref3" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[3]</span><!--[endif]--></span></span></a> e il suo ruolo è equiparabile a quello di un faro o di una bussola: fare luce e segnalare dove sta il nord e il sud. </span></p><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"> </div><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;">Il consultante, grazie a queste indicazioni</span><span style="font-size:100%;">, può decidere sul da farsi, quale strada intraprendere e che tipo di risposta attuare in merito ai suoi problemi. Oltre alla denominazione <i style="">orienta</i>ci<i style="">ón</i> <i style="">filosófica</i>, si usa parlare di <i style="">asesoramiento</i> o di <i style="">consejerìa filosófica</i>. Entrambi i termini possono essere tradotti con l’italiano “consulenza” e, difatti, vengono utilizzati per indicare una prestazione pr</span><span style="font-size:100%;">ofessionale, da parte di un esperto, in merito a informazioni e consigli su un particolare argomento (fiscale, lavorativo, giuridico, ecc.) Il termine <i style="font-weight: bold;">orientaciòn</i>, invece, viene utilizzat</span><span style="font-size:100%;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRr015lbB_sKZasvS1X8iDFmR2D4KnGeq2gMc2K7NuNbKu_A1gG33zyt0Pbwd8-ChfhwlSJcszwpPiJ4oPN3_Oh7ao84y7FfVmcYIZa-gGylr1mo_tbBK5jTicIpkx4maI5gZugQKjcsk/s1600-h/barrientos.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 286px; height: 214px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRr015lbB_sKZasvS1X8iDFmR2D4KnGeq2gMc2K7NuNbKu_A1gG33zyt0Pbwd8-ChfhwlSJcszwpPiJ4oPN3_Oh7ao84y7FfVmcYIZa-gGylr1mo_tbBK5jTicIpkx4maI5gZugQKjcsk/s400/barrientos.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5236136047014804114" border="0" /></a></span><span style="font-size:100%;">o spesso in ambito educativo, tanto è vero che in molte scuole è presente una figura denominata <i style="">orientador</i>. Una figura di spicco per quanto riguarda la riflessione teorica della disciplina nel contesto spagnolo è quella di <span style="font-weight: bold;">Josè Rastrojo Barrientos</span>, attualmente docente e direttore del primo Master in Pra</span><span style="font-size:100%;">tica filosofica (Università di Siviglia): è stato coordinatore del <i style="">Foro Internacional de Orientación Filosófica y Filosofía Práctica</i> (FIACOF) e organizzatore, insieme a Ran Lahav, di un ritiro internazionale di filosofia contemplativa svoltosi nell’estate del 2005, va ricorda</span><span style="font-size:100%;">to anche per essere stato l’autore della prima guida alla consulenza filosofica in lingua spagnola<a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn4" name="_ftnref4" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[4]</span><!--[endif]--></span></span></a>.</span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;">Per Barrientos, la consulenza filosofica può essere intesa in un duplice senso: come una professione d’aiuto che opera attraverso l’analisi del contenuto del pensiero cosciente, o come una vera e propria disciplina che “lavora sulle basi della comprensione filosofica”<a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn5" name="_ftnref5" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[5]</span><!--[endif]--></span></span></a>. </span></p><div face="trebuchet ms" style="text-align: justify;"> </div><p class="MsoNormal" style="text-indent: 14.2pt; line-height: 150%; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><div face="trebuchet ms" style="text-align: justify;"> </div><p class="MsoNormal" style="text-indent: 14.2pt; line-height: 150%; text-align: justify;font-family:trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;">Per quanto riguarda il <span style="font-weight: bold;">Sudamerica</span>, va segnalato che, ancor prima della consulenza filosofica, è stata importata e sviluppata con successo l’esperienza francese dei <span style="font-weight: bold;">caffè filosofici</span>; il primo in assolut</span><span style="font-size:100%;">o è stato quello del <i style=""><span style="font-weight: bold;">Buho Rojo</span> </i>in <span style="font-weight: bold;">Perú</span> , attivo a partire dall’aprile del 1998. Tuttavia, l’idea di Sautet ha trovato il consenso più vasto in un altro paese del Sudamerica: in <span style="font-weight: bold;">Argentina</span>. Qui, infatti, è presente il caffè filosofico con l’affluenza più elevata al mondo: situato a <span style="font-weight: bold;">Belgrano</span>, dal suo avvio, ha visto la partecipazione di ben 20.000 persone, con una media di circa 3<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCSH-bqFzK3515-0-CSniOIPzYgySsufhooDfQCbgLnL275s4oxfANNONZ5pBmMmIU7O-PUvvVnfGWi5rNepAqK-GkXpaNo2s0_qepkEIN6gjyBAlmShEDszRssB3fQJKVHElrQCwb8QI/s1600-h/a.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 189px; height: 201px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCSH-bqFzK3515-0-CSniOIPzYgySsufhooDfQCbgLnL275s4oxfANNONZ5pBmMmIU7O-PUvvVnfGWi5rNepAqK-GkXpaNo2s0_qepkEIN6gjyBAlmShEDszRssB3fQJKVHElrQCwb8QI/s320/a.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5236137832388731170" border="0" /></a></span><span style="font-size:100%;">50 ogni fine settimana. Organizzatrice del caffè filosofico, dal 2003, è <span style="font-weight: bold;">Roxana Kreimer</span>, laureata in filosofia<span style=""> </span>con un dottorato in </span><span style="font-size:100%;">scienze sociali all’università di Buenos Aires. Sempre Roxana Kreimer, è stata la prima a occuparsi di consulenza filosofica e ad aprire uno studio privato in Argentina nel 1999. Nel suo <i style=""><span style="font-weight: bold;">Artes del buen vivir</span><a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn6" name="_ftnref6" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b style="">[6]</b></span><!--[endif]--></span></span></a>, </i>Kreimer, parla della filosofia nei termini di un’arte del vivere che si esplica in<span style=""> </span>tutta la sua compiutezza nella quotidianità e nella vicinanza ai problemi concreti come ad esempio, quelli relativi al mondo del lavoro, alle vicissitudini amorose, al dolore e alla morte. Particolarmente interessante anche la sua riflessione critica sul <i style="">prezzo del progresso</i>e, in modo specifico, sull’automobile in quanto vero e proprio strumento mitologico nelle mani dell’uomo moderno. Come scrive la Kreimer, “al di là del suo valore d’uso, l’automobile rivela un valore simbolico analogo all’ insieme di significati che ebbe il cavallo nel mondo feudale. In un contesto di cultura narcisista, l’automobile incarna una metafora che converte l’autorealizzazione personale nel valore principale della vita […]”<a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn7" name="_ftnref7" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[7]</span><!--[endif]--></span></span></a>. </span></p><div face="trebuchet ms" style="text-align: justify;"> </div><div style="font-family:trebuchet ms;"><div face="trebuchet ms" style="text-align: justify;"><!--[if !supportFootnotes]--><span style="font-size:100%;"> </span> </div><hr style="height: 3px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; font-family: trebuchet ms;" size="1" width="33%"><div face="trebuchet ms" style="text-align: justify;"> <!--[endif]--> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="ftn1"> <p class="MsoFootnoteText"><span style="font-size:100%;"><a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><br /></span></span></span></a></span></p><p class="MsoFootnoteText"><span style="font-size:100%;"><a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><span class="MsoFootnoteReference">[1]</span><!--[endif]--></span></span></a> Le seguenti informazioni relative alla consulenza filosofica in Spagna sono state tratte da: corrispondenza<span style=""> </span>personale con Josè Barrientos Rastrojo e dal sito dello stesso, visionabile all’indirizzo internet<span style=""> </span><a href="http://www.josebarrientos.net/">www.josebarrientos.net</a></span> </p> </div><div style="text-align: justify; font-family: trebuchet ms;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="ftn2"> <p class="MsoFootnoteText"><span style="font-size:100%;"><a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref2" name="_ftn2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[2]</span><!--[endif]--></span></span></a><span style=""> <i style=""><span lang="EN-GB">ETOR-Educación, Tratamiento y Orientación Racional</span></i><span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></span></span></p> </div><div style="text-align: justify; font-family: trebuchet ms;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="ftn3"> <p class="MsoFootnoteText"><span style="font-size:100%;"><a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref3" name="_ftn3" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[3]</span><!--[endif]--></span></span></a> In Spagna, questo termine è strettamente legato al campo educativo.</span></p> </div><div style="text-align: justify; font-family: trebuchet ms;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="ftn4"> <p class="MsoFootnoteText"><span style="font-size:100%;"><a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref4" name="_ftn4" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[4]</span><!--[endif]--></span></span></a> J. R. Barrientos, <i style="">Introducción al asesoramiento y la orientación filosófica, </i>Ediciones Idea, Santa Cruz de Tenerife 2005</span></p> </div><div style="text-align: justify; font-family: trebuchet ms;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="ftn5"> <p class="MsoFootnoteText"><span style="font-size:100%;"><a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref5" name="_ftn5" title=""></a><span style=""> </span><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[5]</span><!--[endif]--></span></span>Cfr. J. R. Barrientos, <i style="">Violencia de Género y Orientación Filosófica,</i> in <i style="">Violencia</i>, Padilla Libros, Sevilla, 2005, pp. 175-193. </span></p> </div><div style="text-align: justify; font-family: trebuchet ms;"> </div><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;" id="ftn6"> <p class="MsoFootnoteText"><span style="font-size:100%;"><a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref6" name="_ftn6" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[6]</span><!--[endif]--></span></span></a> R. Kreimer, Artes del buen vivir, Anarres, 2002. Nel 2005 il libro è stato riedito dalla casa editrice Paidós (in Argentina e in America Latina) e con la casa editrice IDEA, in Spagna, con il titolo <i style="">Filosofìa para la vida cotidiana</i></span></p> </div><div style="text-align: justify; font-family: trebuchet ms;"> </div><div style="" id="ftn7"><div style="text-align: justify; font-family: trebuchet ms;"> </div><div style="text-align: justify; font-family: trebuchet ms;"><span style="font-size:100%;"><a style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref7" name="_ftn7" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[7]</span><!--[endif]--></span></span></a> R. Kreimer, <i style="">El precio del progreso, </i>visionabile in castigliano alla pagina web <a href="http://us.geocities.com/filosofialiteratura/ElPrecioDelProgreso.htm">http://us.geocities.com/filosofialiteratura/ElPrecioDelProgreso.htm</a><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Da "La Consulenza filosofica: storia e modelli", Maria Devigili, Trento, 2007</span><br /></span></div><p class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;"> </p> </div> </div>Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-1239635794362811712008-08-03T03:14:00.000-07:002014-01-01T14:06:25.646-08:00Ran Lahav: l'obiettivo della Pratica filosofica<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<object height="344" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/2s-RAWg-l7g&hl=en&fs=1"><param name="allowFullScreen" value="true"><embed src="http://www.youtube.com/v/2s-RAWg-l7g&hl=en&fs=1" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: trebuchet ms;">In questo video, <span style="font-weight: bold;">Ran Lahav</span>, interessante teorico della pratica e della consulenza filosofica </span><span style="font-family: trebuchet ms;">parla della sua concezione di <span style="font-weight: bold;">Pratica filosofica</span></span><span style="font-family: trebuchet ms;"> durante la prima conferenza nazionale di pratica filosofica del Perù, tenutosi all'Università nazionale di San Marcos a Lima nel febbraio 2007.</span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: trebuchet ms;">Qui sotto la traduzione in italiano. Alcune premesse. Quando Lahav parla di "prima visione ", di seconda visione etc si riferisce a delle diverse concezioni di consulenza filosofica. La prima visione è la concezione di consulenza filosofica come opera di chiarificazione linguistica e che viene generalmente usata nell'ambito della professione di cura. La seconda visione, come afferma lo stesso Lahav, vede la consulenza filosofica come una auto-comprensione. La terza come uno stile di vita. </span><span style="font-family: trebuchet ms;">In alcuni casi, comunque, ho aggiunto delle note.</span> <span style="font-family: trebuchet ms;">L'audio del video, forse, non è un granchè ma in compenso le parole di Lahav sono ottime!</span></div>
<span style="font-family: trebuchet ms;"><br /></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: trebuchet ms;"><span style="font-style: italic;">Dunque, si è andata a sviluppare una nuova corrente di Pratica filosofica in cui sono stato molto attivo, ma sono certo che non era l'unica. Questa corrente si basava sull'idea che la filosofia non risolve problemi, al contrario, sono i problemi che possono portare alla vita. Non risolve situazioni difficili, semmai, a volte, pone situazioni difficili. Secondo questa seconda visione, la Pratica filosofica, dovrebbe essere uno sviluppare la nostra auto-comprensione, essere più coscienti delle questioni fondamentali con cui ci confrontiamo nella vita. Il punto è che nella vita quotidiana stiamo tutto il tempo chiedendoci domande filosofiche fondamentali, non solo nel nostro pensiero ma anche nelle nostre scelte, nelle nostre emozioni, nelle nostre speranze e desideri. </span></span><br />
<span style="font-family: trebuchet ms; font-style: italic;"><br />Vi faccio un esempio molto semplice: immaginate che il mio migliore amico sta uscendo con una nuova ragazza, che ha una nuova ragazza, e che passino tre settimane prima che egli mi dica che ha una nuova ragazza e quando lo so mi sento molto offeso. Il mio migliore amico non mi ha detto nulla della sua nuova ragazza? Si potrebbe dire che questa è una emozione, giusto? Lo stare offeso. Ma il mio sentimento, la mia emozione, realmente mi dicono qualcosa su quello che è l'amicizia. La mia emozione dice: amicizia significa condividere informazioni personali. Così che, nonostante nella teoria e nel pensiero, mai mi sono posto la domanda su che cosa sia l'amicizia, nella realtà la mia emozione ha espresso una certa concezione di amicizia. </span><br />
<span style="font-family: trebuchet ms; font-style: italic;">Le nostre emozioni, i nostri comportamenti, le nostre scelte...tutto il tempo, interpretano il mondo: stanno rispondendo a questioni filosofiche profonde, nonostante noi non ne siamo coscienti.<br /><br />Lo scorso semestre in Israele, un mio stidente in un esercitazione di consulenza filosofica, mi raccontò che il momento più grande della sua vita, nel quale sempre pensa e che desidera sempre che succeda di nuovo, è stato quando in una partita di pallone, la nazionale israeliana ha vinto e fu un'estasi per lui. </span><br />
<span style="font-family: trebuchet ms; font-style: italic;">Ora, se andiamo un po' più in profondità: il fatto che per lui questa sia stata un'esperienza </span></div>
<div style="font-style: italic; text-align: justify;">
<span style="font-family: trebuchet ms;">talmente bella, a tal punto che continua a pensarla e a sperare che essa si ripeti è una vera e propria dichiarazione di quello che è importante nella vita. E' la dichiarazione di cosa è l'estasi: uscire dalle proprie e private e quotidiane occupazioni. E' molto molto prezioso, è quello che importa nella vita. E' una risposta alla domanda: "Cosa è importante nella vita?", "Quali qualità sono importanti per lui?". E' chiaro che la cosa non è così semplice. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: trebuchet ms; font-style: italic;"><br />Bisogna parlare con la persona e vedere cosa esattamente sta succedendo ma ora sto facendo esempi molto brevi in modo che quando torniamo a casa, dopo questa conferenza e magari farete una cosa o un'altra, come stare davanti alla televisione e vedere un film o prendere il telefono e chiamare la ragazza, o il ragazzo o la moglie o decidere: Perchè non andare al mare domani, per rilassarsi, per avere un giorno di relax? </span></div>
<div style="font-style: italic; text-align: justify;">
<span style="font-family: trebuchet ms;">Così, dunque, in accordo con questa visione, in questi momenti ci stiamo ponendo questioni filosofiche fondamentali. Stiamo costantemente facendo dichiarazioni su quello che è importante nella vita, cosa è l'amicizia, cosa è l'amore, cosa significa essere libero, quello che è etico e quello che non è etico, non nel pensiero e nella teoria ma nel comportamento di cui molte volte non siamo coscienti. </span><br />
<span style="font-family: trebuchet ms;"><br />L'allegoria della caverna di <span style="font-weight: bold;">Platone</span> è una meravigliosa allegoria. Noi tutti viviamo in una caverna, in una caverna in parte personale, un parte culturale. Queste sono limitazioni, certi modelli di pensiero, di sentimento, di preferenze. </span><br />
<span style="font-family: trebuchet ms;">Secondo Platone l'obiettivo della filosofia non è di rendere la vita nella caverna più confortevole, come vuole la prima visione della consulenza filosofica (Ran Lahav, si riferisce qui alla concezione di pratica filosofica come professione di cura e quindi ascrivibile al paradigma terapeutico, ndr).</span><br />
<span style="font-family: trebuchet ms;">Sono sicuro che tutti avete studiato questa allegoria. L'obiettivo della filosofia non è sistemare queste ombre e farle più confortevoli per la nostra vita, non è risolvere problemi nella caverna ma neppure è la seconda visione (di consulenza filosofica) che è : comprendere la mia caverna.</span><br />
<span style="font-family: trebuchet ms;">Nella seconda visione io pongo attenzione di come è la mia caverna, delle affermazioni, delle concezioni, del comportamento. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="font-style: italic; text-align: justify;">
<span style="font-family: trebuchet ms;">L'obiettivo della filosofia, e questa è la terza visione (della pratica filosofica, ndr), è uscire fuori dalla caverna, avere una vita più grande di questa caverna. Trascendere quello che sono, andare molto al di là di quello che sono. </span><br />
<br />
<span style="font-family: trebuchet ms;">Questa è una visione incredibile, non vi pare? Potrebbe non essere pratica, è così alta però penso che questo sia l'obiettivo che la pratica filosofica dovrebbe avere.</span><br />
<br />
<span style="font-family: trebuchet ms;">Io credo che la Pratica filosofica, secondo questa terza visione, cerca di elevarci, di portarci un po' fuori dalla caverna, liddove è possibile. Questo è quello che si chiama <span style="font-weight: bold;">saggezza</span> o qualche persona usa anche la parola "Building". Questo è ciò che sto investigando adesso, questo è ciò che è importante per me adesso. La terza visione include la seconda visione. </span><br />
<br />
<span style="font-family: trebuchet ms;">Devo capire la mia caverna per poter uscire da essa. Però (la terza visione, ndr.) va oltre la caverna e consiste nell' accorgersi di una cosa: che l'obiettivo è vivere una vita più grande. Se il mio obiettivo è uscire dai miei limiti, dalla mia caverna, allora la Pratica filosofica non è una professione, non è qualcosa in cambio di cui ricevo del denaro. E' un modo di vita, un modo di essere.</span></div>
</div>
Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-74051696511885930962008-05-18T08:48:00.000-07:002008-12-14T03:34:33.227-08:00La Consulenza filosofica in Israele<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaKr4Aey5v5hoblihMnmrq_ufYbQzYn9smL9tqUm7rQcSBFrhp6NYwubRg84vpNcwS8qKN2oG0Uh0a240d14z4jmpqVwNJxSXzDiNBXLWHzruNtOmMZDSeccHSE8Zhemn1fZ2JTi3vsr8/s1600-h/Shlomitx.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 246px; height: 371px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaKr4Aey5v5hoblihMnmrq_ufYbQzYn9smL9tqUm7rQcSBFrhp6NYwubRg84vpNcwS8qKN2oG0Uh0a240d14z4jmpqVwNJxSXzDiNBXLWHzruNtOmMZDSeccHSE8Zhemn1fZ2JTi3vsr8/s400/Shlomitx.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5201751587718156626" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;font-family:trebuchet ms;">La <span style="font-weight: bold;">Consulenza filosofica</span> è approdata in Israele nel 1989 con la fondazione del <a href="http://www.geocities.com/centersophon/pc-sophon.html"><span style="font-weight: bold;">Center Sophon</span></a>, diretto da <span style="font-weight: bold;">Shlomit Schuster</span> che, dopo aver conosciuto <span style="font-weight: bold;">Ad Hoogendijk</span> in Olanda, decise di intraprendere l’attività consulenziale nel suo Paese.<br />Il centro Sophon, tra le varie attività, offre anche un <span style="font-weight: bold;">servizio telefonico gratuito di primo-aiuto</span> per problemi esistenziali e dilemmi etici. Oltre alla Schuster, anche Avshalom Adam, Lydia Amir, Ora Gruengard, Louis N. Sandowsky, Adva Shaviv, Israel Shorek e altri hanno aperto degli studi di Consulenza filosofica in Israele.<br />La concezione della <span style="font-weight: bold;">Consulenza filosofica</span> di Shlomit Schuster può essere identificata come “<span style="font-weight: bold;">achenbachiana</span>"; del resto, già il fatto che la consulente israeliana ami denominare la sua attività come <span style="font-weight: bold;">Pratica filosofica</span> [Philosophy practice] sta a indicare la sua intenzione di porsi in un rapporto di fedele continuità rispetto alla tedesca Philosophische Praxis .<br />Essa stessa comunque non rinuncia in assoluto ad utilizzare il più circoscritto termine “<span style="font-weight: bold;">counseling</span>”, in quanto, come ricorda, “ha la sua origine etimologica nel significato letterale, neutro, di ‘dare consigli’”.<br />Schuster riprende da Achenbach, ampliandola, anche la critica ai trattamenti psicologici e psicoterapeutici, soprattutto in riferimento alla loro potente influenza sulla società e sulle modalità d’intendere il concetto di malattia nei singoli individui.<br />Lei stessa riferisce di come, in alcuni dei suoi casi di consulenza, abbia dovuto partire proprio da una preliminare opera di “<span style="font-weight: bold;">depsicoanalisi</span>” e di “<span style="font-weight: bold;">dediagnosi</span>”: può capitare infatti che alcuni consultanti pensino se stessi esclusivamente secondo le fisse categorie medico-diagnostiche (ad esempio, possono ritenere di soffrire di determinati “complessi”, di essere affetti da “ansia di prestazione” piuttosto che da disturbi maniaco-depressivi). L’opera di dediagnosi praticata dalla Schuster non è altro che un’opera di ridimensionamento critico di ciò che il consultante considera come la sua realtà psicologica.<br />E così, ad esempio, spogliare il mito di Edipo dalla sua interpretazione freudiana per far vedere quello che, in fin dei conti è, ossia “semplicemente un mito”, può portare a un benefico “effetto liberatorio” in chi ha sempre interpretato i suoi rapporti con il padre secondo la visione psicoanalitica.<br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO1tt-c5GjHfxKsMzl5yuw2UqYjvv9MXv4tgRIAcq592_qbpOa7-orgMZlYvK013CAgjonhIAbfuHL3X0EF0vfgp98Mp_dWEVkx3ClA_s6nUCrReEy3m-REs8Eo5pqSiS-cnt-GKC0wpk/s1600-h/ranlahav.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO1tt-c5GjHfxKsMzl5yuw2UqYjvv9MXv4tgRIAcq592_qbpOa7-orgMZlYvK013CAgjonhIAbfuHL3X0EF0vfgp98Mp_dWEVkx3ClA_s6nUCrReEy3m-REs8Eo5pqSiS-cnt-GKC0wpk/s400/ranlahav.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5201752579855602018" border="0" /></a>Un’altra figura particolarmente di spicco a livello internazionale tra i consulenti israeliani è sicuramente quella di <span style="font-weight: bold;">Ran Lahav</span>, la cui attività consulenziale ebbe inizio nel 1992.<br />Uno dei primi fattori che caratterizza Lahav, come ben nota lo studioso di pratiche filosofiche <span style="font-weight: bold;">Davide Miccione</span>, sono l' equilibrio e la coerenza di pensiero.<br />Inoltre, il fatto che Lahav sia laureato in psicologia e in filosofia fa sì che la sua riflessione critica in merito al confronto tra approccio della Consulenza filosofica e approccio psicologico sia particolarmente approfondita e degna di considerazione.<br />Per Lahav, uno degli elementi centrali della Consulenza filosofica è il <span style="font-weight: bold;">principio dell’ interpretazione della visione del mondo</span> del consultante: tale visione non è da intendersi come qualcosa che è nella mente della persona o che influenza direttamente gli eventi concreti. Essa piuttosto, “è uno schema astratto che interpreta la struttura e le implicazioni filosofiche della concezione che un individuo ha di se stesso e della realtà” .<br />Secondo Lahav, tutte le persone “interpretano costantemente il loro mondo, non semplicemente attraverso credenze e pensieri, ma attraverso il loro ‘intero modo di essere’, attraverso il loro esprimere ‘una certa comprensione della natura del sè, di quello che è importante, morale, bello, di quello che sono l’amore, l’amicizia, il coraggio e così via” . Nei suoi ultimi scritti e articoli, Lahav sottolinea la necessità di operare un ripensamento critico nella pratica della <span style="font-weight: bold;">Consulenza filosofica</span>. Se, infatti, la consulenza vuole essere filosofica non solo di nome ma anche di fatto deve essere in grado di rinunciare ad ogni ruolo accomodante: invece di “adattarsi alla domanda di mercato”, di fornire cioè risposte e soluzioni ad hoc ai problemi della gente, deve fare quasi l’esatto opposto. Ossia “suscitare l’insoddisfazione intellettuale ed esistenziale […]. Evocare perplessità e timore […]; incoraggiare un approccio all’infinita complessità e ricchezza della vita” . Secondo Lahav, la filosofia deve fungere da <span style="font-weight: bold;">coscienza critica</span> della società, e non certo da “ennesima rotella dell’ingranaggio sociale” ; del resto, se così fosse, il consulente filosofico, in quanto “fornitore di beni”, non sarebbe molto dissimile dallo psicoterapeuta o da un qualsiasi “intrattenitore che mira ad appagare la voglia di divertirsi, o come lo spacciatore di droga che vende pillole ‘ansiolitiche’ per far sentire meglio la gente, o il chirurgo plastico che cambia i nasi delle persone per soddisfare un certo narcisismo, o ancora il mobiliere che vende pezzi d’arredamento per venire incontro alle esigenze di comfort”.<br />Per Lahav la svolta della <span style="font-weight: bold;">Consulenza filosofica </span>potrebbe essere in direzione di una concezione platonica, ossia verso una “<span style="font-weight: bold;">filosofia contemplativa</span>”: "la pratica filosofica, il filosofare, è connessa al nostro intero essere. Essa risveglia in noi quel desiderio di andare oltre, verso un livello più profondo delle nostre cose quotidiane. Verso un qualche tipo di trasformazione che ci aprirà a un mondo più grande fuori della caverna o, se preferite, alla luce” .<br />Un’altra consulente israeliana, molto nota a livello internazionale, è <span style="font-weight: bold;">Ora Gruengard</span>.<br />Per la <span style="font-weight: bold;">Gruengard</span> la consulenza filosofica assolve al suo ruolo quando si pone come filosofia critica. Il consulente è da intendersi dunque come un filosofo critico e anti-dogmatico in grado “di lasciare spazio alla perplessità o, perfino, all’inspiegabile, all’indeterminato, all’impredicabile” . Ma questo è possibile solo rinunciando alla pretesa del sapere e a quella dose di certezza garantita dalla conoscenza esatta per far posto all’accettazione della propria fallibilità. In questo senso, il consulente filosofico eredita da Socrate non solo la coscienza di non sapere ma anche l’accettazione di questo non sapere. Come la stessa Gruengard ha ricordato nel suo intervento alla <span style="font-weight: bold;">Sesta Conferenza Internazionale sulle Pratiche Filosofiche</span> tenutasi ad Oslo nel luglio 2001: “Socrate era un ignorante come tanti altri, ma l’unico che pensasse di essere tale. Noi dovremmo prendere seriamente il suo coraggio di tollerare l’ignoranza. Non che egli non sperasse di imbattersi in qualche solida verità, ma impiegò piuttosto la sua vita in una lotta critica contro false credenze ed ingiustificati diritti nei confronti del sapere. Ciò dovrebbe illuminare ogni counseling filosofico che si riconosce come effettivamente critico. Così, lo stesso consulente filosofico ‘critico’ dovrebbe forse dotarsi di un termine più adeguato, e sicuramente più modesto, per indicare sé stesso e la propria attività” . In poche parole, se si dovesse trovare un motto per il consulente filosofico critico, questo motto sarebbe: “non è necessariamente così”, ossia non è detto che A sia sempre diverso da B o che quello che si crede sia la verità, lo sia a tutti gli effetti.<br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Da "La Consulenza filosofica: storia e modelli", Maria Devigili, Trento, 2007</span><br /></div>Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-26795493672529481322008-04-08T23:54:00.000-07:002008-04-09T13:03:27.551-07:00XI Settimana filosofica per ...non filosofi<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhoKjZ0koOdNEFngj8xiUYbzbqhUwgwBFRYm-jvveLU67sskFAidT5O9i-qAbp6ExaylsK4xfvUtEHBbbyMeEpS7aozw2arPpAOo7XZ78vjTMNxPdqQnP1-a5ORzWh7sMVEkKHymhyphenhyphenHIQ/s1600-h/Folgaria,+Lavarone+e+Luserna.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhoKjZ0koOdNEFngj8xiUYbzbqhUwgwBFRYm-jvveLU67sskFAidT5O9i-qAbp6ExaylsK4xfvUtEHBbbyMeEpS7aozw2arPpAOo7XZ78vjTMNxPdqQnP1-a5ORzWh7sMVEkKHymhyphenhyphenHIQ/s320/Folgaria,+Lavarone+e+Luserna.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5187254862555597618" border="0" /></a><span style="font-family:trebuchet ms;">Colgo l'occasione per segnalare un interessante evento <span style="font-style: italic;">pratico-filosofico</span> che si terrà ad agosto sull'altopiano di Lavarone in Trentino Alto Adige. Trattasi della <span style="font-style: italic; font-weight: bold;">Settimana filosofica per...non filosofi</span> quest'anno giunta ormai alla sua undicesima edizione.<br />Destinatari della proposta non sono degli specialisti ma tutti coloro che desiderano coniugare i propri interessi intellettuali con una rilassante permanenza in uno dei luoghi più belli e incontaminati del Trentino, cogliendo l'occasione di riflettere criticamente su alcuni temi di grande rilevanza teorica ed esistenziale. </span><br /><br /><span style="font-family:trebuchet ms;"><span style="font-weight: bold;">Dove</span>: a Lavarone (Trento), altezza 1200 metri</span><br /><br /><span style="font-family:trebuchet ms;"><span style="font-weight: bold;">Quando</span>: Dal 20 al 26 agosto 2008</span><br /><br /><span style="font-family:trebuchet ms;"><span style="font-weight: bold;">Il tema</span>: L'inquietante fascino del Sacro</span><br /><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">Per scaricare il <span style="font-weight: bold;">depliant </span>con il programma della <span style="font-weight: bold;">XI Settimana filosofica per... non filosofi</span>:<br />vai <a href="http://digilander.libero.it/reiniku/depliant%20settimana%20non%20filosofi%202008.rtf">qui</a>.<br />Per informazioni dettagliate si consiglia di contattare il Prof. <a href="mailto:acavadi@alice.it">Augusto Cavadi</a><br /></span>Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-81332292991775079112008-02-28T01:07:00.000-08:002008-04-09T07:57:33.555-07:00La nona conferenza internazionale sulla Consulenza filosofica<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeBpkcDJQdfvZ9luxy2A9XLIsWqXPa9lZltWurNV2auVhCuIUYXN6u2Cz-OQi3OiIrlz23zNvvfRyUex3hExBFnmS3b1soNEFn1pugzPY5ghsLMBzok0rcA2rINt6hTKvoUX65IHLLIJ0/s1600-h/carloforte+ponte.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5171972291636860258" style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeBpkcDJQdfvZ9luxy2A9XLIsWqXPa9lZltWurNV2auVhCuIUYXN6u2Cz-OQi3OiIrlz23zNvvfRyUex3hExBFnmS3b1soNEFn1pugzPY5ghsLMBzok0rcA2rINt6hTKvoUX65IHLLIJ0/s320/carloforte+ponte.jpg" border="0" /></a> <span style="font-family:trebuchet ms;">Correva l'anno 1994 quando a Vancouver in Canada si teneva <strong>la prima conferenza internazionale sulla consulenza filosofica</strong> organizzata da Ran Lahav e da Lou Marinoff. </span><span style="font-family:trebuchet ms;">Quest'anno, l'Italia avrà l'onore di ospitare la nona edizione della <em>international conference</em> : si terrà a Luglio <strong>a Carloforte</strong> (v.d foto) sulla bellissima Isola di San Pietro che si trova nell'arcipelago del Sulcis, a sud ovest della Sardegna. </span><span style="font-family:trebuchet ms;">Interverranno alcuni pilastri della consulenza e della pratica filosofica nel mondo: il norvegese <strong>Anders Lindseth, Ran Lahav, Petra Von Morstein, Neri Pollastri, Ludovico Berra, Umberto Galimberti</strong>. Alla lista potrebbe aggiungersi anche l'israeliana <strong>Ora Gruengard</strong>, molto nota a livello internazionale ma ancora poco in Italia.</span><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Per Info:</span></div><br /><div align="justify"><a href="http://carloforte2008.blogspot.com/"><span style="font-family:trebuchet ms;">http://carloforte2008.blogspot.com/</span></a></div><br /><div align="justify"><a href="http://www.carloforte2008.eu/"><span style="font-family:trebuchet ms;">http://www.carloforte2008.eu/</span></a></div></div>Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-14934576760290407222008-02-17T05:17:00.000-08:002008-12-14T03:31:30.484-08:00Consulenza filosofica e cultura terapeutica<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_KE7vPW29M4pN3pfWS1o22BMGAFAGcA_IH5MocupWhsNIVISKbruA01I7YbSCmKx6F4qbp6-nNnTZY6fNGRfJcWCa8ZhhdI3gmTODaqYbLj0uzcfHJqqROxkfRmXk_LevvgwVv48cxSI/s1600-h/MF.JPG"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5168011747164635906" style="margin: 0px 10px 10px 0px; float: left; width: 260px; height: 273px;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_KE7vPW29M4pN3pfWS1o22BMGAFAGcA_IH5MocupWhsNIVISKbruA01I7YbSCmKx6F4qbp6-nNnTZY6fNGRfJcWCa8ZhhdI3gmTODaqYbLj0uzcfHJqqROxkfRmXk_LevvgwVv48cxSI/s320/MF.JPG" border="0" width="290" height="307" /></a> <span style="font-family:trebuchet ms;">Il rifiuto della Consulenza filosofica di ascriversi all’alveo delle terapie non dovrebbe essere considerata solo una formula retorica. Nel suo stesso atto fondativo la Philosophische Praxis si pone come un movimento di rottura nei confronti del modello terapeutico dominante nella società attuale di cui, appunto, le varie terapie rappresentano una sempre più spesso implicita celebrazione. Ma una tale denuncia deve molto a pensatori come Micheal Foucault, Thomas Szasz e a tutta l’opera dell’anti-psichiatria in generale.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Nella mia tesi, sopratutto per questioni di spazio, non ho trattato in modo specifico questi autori e studiosi, ad eccezione di alcuni accenni in un paragrafo.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Eppure la loro influenza sul mio lavoro è stata decisiva. I loro libri sono pozzi d'ispirazione e di riflessione continua.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Michel Foucault in particolar modo ha scandagliato</span><span style="font-family:trebuchet ms;"> in maniera profonda e nello stesso tempo dettagliata la controversia questione del potere delle istituzioni terapeutiche, rappresentanti di un sapere che nasconde e controlla i cosiddetti "anormali"(ricordiamoci che la nozione è molto labile come del resto è labile il concetto di normalità nel corso della storia umana).</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Dunque, a mio avviso, alcune letture fondamentali tratte dall'<strong>opera foucaultiana</strong> sono le seguenti:</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><em>Storia della follia nell’età classica</em> (I ed.1961, II ed.1972)</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><em>Nascita della clinica</em> (1963)</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><em>Sorvegliare e punire</em> (1975)</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><em>L'ermeneutica del soggetto</em> (lezioni tenute al Collège de France nell'a.a 1981-82)</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Di <strong>Thomas Szatz:</strong><br /></span></div><div align="justify"><em><span style="font-family:trebuchet ms;">Il Mito della Malattia mentale</span></em></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Imperdibile anche <em>Il nuovo conformismo. Troppa psicologia nella vita quotidiana</em> di <strong>Frank Furedi.</strong></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Credo sia molto importante per chi si affaccia alla Consulenza filosofica riflettere criticamente sull' "uso terapeutico" del sapere, sia pure esso sapere filosofico.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Anzi, a maggior ragione per noi filosofi (sì filosofi! perchè come scriveva Achenbach, superare la vergogna di dirsi filosofo è un bel traguardo oggi) è necessario prendere le distanze dall'idea che il nostro sapere sia più <em>razionale </em>o più <em>neutro</em> di altri.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Il discorso poi si potrebbe ampliare a dismisura...Cos'è il sapere filosofico?</span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">A parer mio, non è tanto il contenuto in sè a rendere filosofico un sapere (e così un discorso inerente l'ontologia aristotelica, piuttosto che la dialettica hegeliana potrebbe anche non essere filosofico in tal senso). </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Tutto sta nel verbo. Il sapere filosofico <em>avviene</em> più che <em>essere già</em>, e avviene nella forma di un' integrazione che il soggetto compie sul contenuto. </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ecco perchè io considero il filosofo come il creativo par excellence. </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ma creare significa anche distruggere...</span></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div>Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-36300756500291113052008-01-07T07:47:00.000-08:002008-12-14T03:28:05.975-08:00Consulenza filosofica in Olanda e in Norvegia<div align="justify"><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">Il primo Paese europeo in cui viene importata la Philosophische Praxis è l’Olanda. </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Già verso la fine degli anni Settanta, un gruppo di studenti della Interfacoltà Centrale dell’Università di Amsterdam aveva lamentato l’esistenza di una lontananza della filosofia accademica dalla filosofia nell’esperienza personale. <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJRvQ2wHV7WjPUyv-yFs0MdanyZXaxYcWk2NbkKRSjYOWJgJODg49psFmxnFa73ScxyzFFu6CsapOgad5AFQbC1JHtJmSPDFoT8lL0SSEul4VZ56bzTQZFdNkiew-RC52ZbtFjiOaXYMQ/s1600-h/727_OLANDA.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5152769592084283714" style="margin: 0px 10px 10px 0px; float: left;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJRvQ2wHV7WjPUyv-yFs0MdanyZXaxYcWk2NbkKRSjYOWJgJODg49psFmxnFa73ScxyzFFu6CsapOgad5AFQbC1JHtJmSPDFoT8lL0SSEul4VZ56bzTQZFdNkiew-RC52ZbtFjiOaXYMQ/s320/727_OLANDA.jpg" border="0" /></a>La Philosophisce Praxis trovò quindi un terreno favorevole e nel 1984 alcuni di quegli studenti, nel frattempo laureatisi, organizzarono un Gruppo di Lavoro di Amsterdam per la Pratica Filosofica .<br />Una delle prime problematiche affrontate fu quella relativa alle possibili influenze che la personale visione e teoria del consulente potevano esercitare, anche inconsapevolmente, sul consultante. Tramite la registrazione video di alcune sedute sperimentali si potè quindi osservare come, il filosofo consulente, spesso senza neanche rendersene conto, tendesse ad orientare la discussione in base alle proprie concezioni.<br />Ciò che emerse da quelle osservazioni si rivela a tutt’oggi molto interessante dal punto di vista della formazione alla Consulenza filosofica: è di estrema importanza che il futuro consulente filosofico venga messo nelle condizioni di poter integrare le sue conoscenze filosofiche con una vera e propria pratica della relazione, che, a livello di una formazione specifica potrebbe equivalere ad un periodo di tirocinio.<br />Dal sopracitato gruppo di lavoro è successivamente nata l'Associazione di pratica filosofica olandese (VFP) che pubblica una rivista dedicata alla filosofia pratica e organizza corsi di dialogo socratico. Sempre in Olanda si trova il Pratocenter, un istituto accademico che svolge attività didattiche e di ricerca nel campo della Philosophy of Business.<br />In Olanda, il primo ad aprire uno studio di Consulenza filosofica è stato Ad Hoogendijk. La Schuster descrive così il suo metodo: “lui pone delle domande, che non si limitano a chiarire qual è il problema di una persona, ma mettono anche in chiaro la visione filosofica del mondo che è, per così dire, il retroterra culturale del problema”.<br />Ma Hoogendijk , che dal 1990 opera come consulente per aziende e organizzazioni, viene spesso ricordato anche per i suoi contributi nell’ambito della Philosophy of Management e in particolar modo della Business Ethic.<br />Subito dopo l’apertura del primo studio di Consulenza filosofica in Olanda, cominciò a svilupparsi un certo interesse per la nuova pratica da parte di filosofi e studiosi, alcuni dei quali aprirono a loro volta degli studi privati. Uno di questi studiosi fu Eite Veening.<br />Per Veening il consulente filosofico dovrebbe occuparsi esclusivamente di persone che presentano degli “enigmi concettuali” , mentre, in caso di problematiche emotive, egli consiglia l’aiuto psicologico. Negli enigmi concettuali sono comprese anche le questioni esistenziali ed etiche sottoforma di decisioni importanti per la vita. Veening, nella sua pratica, utilizza spesso il metalogo (articolato e sviluppato dall’antropologo e psicologo Gregory Bateson) in quanto strumento capace di far “pensare sul pensare” . </span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">La situazione caratteristica in cui il metalogo può rivelarsi particolarmente efficace è quella, tipica della comunicazione schizofrenica, del “doppio-legame”[double bind]. Il doppio legame può essere rappresentato come una situazione in cui la comunicazione di un individo nei confronti dell’altro presenta una contraddizione tra il livello del discorso esplicito (quel che vien detto) e un ulteriore livello metacomunicativo (gesti, atteggiamenti, tono di voce). Questa incongruenza causa un conflitto interiore e una grande confusione nel ricevente del messaggio, il quale non sa più quale livello accettare come valido, perché l’uno esclude l’altro. Il metalogo è da intendersi come una discussione su un argomento particolarmente problematico, in cui, oltre alle diverse posizioni dei partecipanti, deve poter essere esplicitata la struttura stessa della conversazione che si sta attuando.<br /></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCg5LiVPhp5MHYoo031qEbYGAyFrNoNJNLxrX_McBu_LQ14Ifu-oZrkpIjGpH3a1mr7Fg9gdpPNI5dmvj-Ln1MKhLjHIWJr8GIElo_8-CRNGnKYIVCVp20FFWdA1hEaUV-TLZcUawJNAc/s1600-h/philosophical+practice.gif"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5152765640714371378" style="margin: 0px 10px 10px 0px; float: left;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCg5LiVPhp5MHYoo031qEbYGAyFrNoNJNLxrX_McBu_LQ14Ifu-oZrkpIjGpH3a1mr7Fg9gdpPNI5dmvj-Ln1MKhLjHIWJr8GIElo_8-CRNGnKYIVCVp20FFWdA1hEaUV-TLZcUawJNAc/s320/philosophical+practice.gif" border="0" /></a>In Norvegia, il primo ad aprire uno studio professionale, a partire dal 1989, fu Anders Lindseth . Lindseth, da sempre in contatto con Achenbach, attinge dall’ermeneutica di Hans- Georg Gadamer e di Paul Ricoeur per sviluppare il “principio del non-comprendere” [Nichtverstehen] che egli pone alla base della sua attività consulenziale. Per venire veramente incontro all’altro è necessario abbandonare ogni pretesa di sapere, ogni eventuale posizione dogmatica, sia essa scientifica o religiosa. Il Nichtverstehen fa riferimento al significato epistemologico del sentimento e consiste essenzialmente in un atteggiamento di apertura nei confronti dell’altro, a prescindere dal fatto che egli possa dire cose lontane dalle nostre idee o dalla nostra comprensione. La ricerca di un’intesa è però possibile solo se si prescinde dalla fissità della conoscenza oggettiva e oggettivante che, anziché accogliere la diversità dell’altro, finisce per standardizzarla basandosi sui suoi modelli pre-determinati.<br />Lindseth critica le psicoterapie e in generale tutte le forme dogmatiche di conoscenza in quanto la pretesa di sapere che è alla loro base preclude ogni possibilità di “comprensione benevolente” dell’altro. Da diversi anni, in Norvegia, la Norwegian Association for Philosophical Practice organizza corsi biennali di formazione alla Consulenza filosofica. </span></div><br /><span style="font-family:trebuchet ms;"></span><br /><br /><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span><span style="font-family:trebuchet ms;">(da "La Consulenza filosofica: storia e modelli", Maria Devigili, Trento 2007)</span>Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-27251521249799607092007-11-20T08:23:00.000-08:002007-12-07T12:18:55.566-08:00Consulenza filosofica in azione: Oscar BrenifierDurante la stesura della mia tesi ho spesso visitato il sito del filosofo pratico e consulente filosofico francese Oscar Brenifier, sito ricco di contenuti, spunti e informazioni sulla pratica filosofica in Francia e, sopratutto sulla "Philosophie pour enfants". <br />Dunque, ieri sono ritornata sul suo sito ed ho scoperto delle interessantissime novità: alcuni video di "consultation philosophique". <br />Altri suoi video sono reperibili su Google-video (in francese, in inglese e in spagnolo). <br />Chiaramente si tratta solo di un esempio di consulenza filosofica. Gli approcci variano molto da un consulente filosofico all'altro. <br />La struttura seguita da Brenifier è decisamente analitica e cartesiana. Si parte da una domanda, si isolano dei concetti e si prosegue di volta in volta verso una maggior chiarificazione. Per ora ho tradotto solo i primi 7 minuti e mezzo del video. Chi volesse collaborare e proseguire con la traduzione sarà certamente il benvenuto!<br /><br />QUI EST-CE QUE JE RENCONTRE QUAND JE RENCONTRE L'AUTRE?<br /><br /><embed style="width:400px; height:326px;" id="VideoPlayback" type="application/x-shockwave-flash" src="http://video.google.com/googleplayer.swf?docId=77169227322064559&hl=it" flashvars=""> </embed><br /><br /><strong><br />CHI INCONTRO QUANDO INCONTRO L'ALTRO? </strong><br /><br />A (Oscar Brenifier): Qual è la domanda?<br />B (Consultante) : La domanda è "Chi incontro quando incontro l'altro?"<br />A: Qual è il concetto che pone più problemi qui? Lei sta esitando, perchè?<br />B:Perchè un po' mi spaventa...<br />A: Cosa la spaventa?<br />B: L'incontro con l'altro<br />A: Ecco...Cos'è l'incontro? In generale, cos'è un incontro<br />B: E' una presenza<br />A: E' una presenza... e allora...cosa vuol dire essere una presenza, cosa implica "essere una presenza"?<br />B: Essere con, essere in ascolto, essere ascoltati<br />A: Bene, ora vediamo l' "altro": che cos'è?<br />B: E' per me<br />A: E' per me...Vediamo, qual è la differenza principale tra il concetto di incontro diretto (essere in ascolto e ascoltare) e dell' "altro" che è per me, come possiamo categorizzare la relazione di questi due concetti?<br />B: ...Nell'ascolto c'è sia presenza e di assenza<br />A: Bene, allora possiamo dire che ci sono due antinomie, c'è sia presenza e assenza, dunque cos'è la presenza?<br />B: L'incontro<br />A: L'incontro è la presenza. E l'altro dunque?<br />B: E’ l'assenza<br />A: Allora, qual è dunque il problema che si pone? <br />B: Come si può incontrare ciò che è assente…<br />A: Ecco, dunque: la presenza dell'assenza. Si pone il problema della presenza dell'assenza. Non ne è certa?<br />B: Poco<br />A: Perchè?<br />B: Perchè intorno al concetto di altro e di incontro io non ho mai fatto delle associazioni, non li ho mai associati all' assenza e alla presenza.<br />A: D'accordo ma il fatto che l'altro sia assenza è quello che ci preoccupa e il fatto che l'incontro sia una presenza può anche andare, non è così?<br />B: Sì<br />A: Sì, dunque il problema che si pone qui è l'altro come assenza, giusto?<br />B: Sì<br />A: Qual è il problema di definire l'altro come un'assenza?<br />B: ...Non c'è riconoscimento<br />A: Non c'è riconoscimento: se l'altro è assente non c'è riconoscimento. E del resto, in generale quando si tratta dell'altro ha senso dire che non c'è riconoscimento? L'altro che si incontra è riconoscimento o piuttosto è assenza di riconoscimento?<br />B: Assenza di riconoscimento. Perchè se si può incontrare, chi non lo fa è assente, chi non lo fa è altro.<br />A: Ma lei dice "si può" incontrare. Può incontrare qualuno che è qua? Come lo conosce? Se lei lo ha già conosciuto lo può incontrare?<br />B: Ma è un processo...C'è un processo di riconoscimento con l'incontro<br />A: Ma come può incontrarlo se lui è già qua?<br />B: Mh...<br />A: Dov' è il problema? Se io dico che è qua lui è già incontrato. Ma se io dico che posso incontrare...Chi posso incontrare?<br />B: Quello che non è qua<br />A: Dunque io posso incontrare unicamente colui che non è qua. Le sembra strano?Allora ripartiamo:Chi incontro quando incontro l'altro? Cosa rispondiamo?<br />B: Quello che non è qua<br />A: Però, se io lo incontro...Chi incontro: quello che è altro o quello che non è altro?<br />B: Quello che non è altro<br />A: Chi incontro quando incontro l'altro?<br />B: Me<br />A: Interessante...e ora analizziamo: è possibile che quando incontro l'altro io incontri me stesso?Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-47071623923097325622007-11-19T08:44:00.000-08:002008-12-14T03:32:33.503-08:00LE ORIGINI: GERMANIA E AUSTRIA<div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">Sulla scorta dell’iniziativa di Achenbach, in Germania si è assistito ad una rapida fioritura di esperienze analoghe, dall’apertura di studi professionali alla pubblicazione di libri sull’argomento. Nel giro di qualche anno, la pratica si è estesa in Olanda, Norvegia, Israele, Inghilterra e in altre nazioni europee, solo successivamente, negli anni Novanta, è approdata in USA e Canada.<br />Va rilevato subito il fatto che, come succede assai sovente per tutte le nuove discipline e professioni, specie se queste sono caratterizzate da una certa apertura di fondo, non sono mancati i fraintendimenti della materia, soprattutto nel senso di una commistione, spesso superficiale, con le pratiche orientali o con le psicoterapie.<br />Ad esempio, per Steffen Graege, consulente filosofico ad Amburgo a partire dal 1983, la Philosophisce Praxis può comprendere “l’uso accessorio di metodi più propriamente psicoterapeutici come le libere associazioni, l’interpretazione dei sogni, la meditazione, il rilassamento, fino a trattamenti psicofisici quali lo yoga e il tai-chi”.</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn1" name="_ftnref1"><span style="font-family:trebuchet ms;">[1]</span></a><br /><span style="font-family:trebuchet ms;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnJRXtsxYoU5i5SpCMweRunHoyOZZyxoDAvGjqgto2rUYCvep79Fc7sm_pTtgz5I7TuAP7R7yANDy6QIqCmZgJWXu8j28r51KKnpDVw8mjplff35OCTHnGwbZq6rxkSF278c1uT1XHrYA/s1600-h/alexander+dill.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5134596267279883954" style="margin: 0px 10px 10px 0px; float: left;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnJRXtsxYoU5i5SpCMweRunHoyOZZyxoDAvGjqgto2rUYCvep79Fc7sm_pTtgz5I7TuAP7R7yANDy6QIqCmZgJWXu8j28r51KKnpDVw8mjplff35OCTHnGwbZq6rxkSF278c1uT1XHrYA/s320/alexander+dill.jpg" border="0" /></a>Il sociologo Alexandre Dill invece, il cui studio rimase aperto dal 1984 al 1990 a Berlino e, in quanto stipendiato dall’amministazione pubblica, può essere ricordato come uno dei primi consulenti filosofici “non commerciali”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn2" name="_ftnref2"><span style="font-family:trebuchet ms;">[2]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">, considera la Philosophische Praxis come una forma di “amore per il dialogo”, un’attività senza significato e senza alcuna finalità pratica.<br />Per Dill, che s’ispira fortemente alla filosofia orientale e in particolare alla pratica zen del kōan</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn3" name="_ftnref3"><span style="font-family:trebuchet ms;">[3]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">, il dialogo socratico non è un dialogo autentico in quanto mira a ottenere, a una data domanda, una data risposta. Come scrive la Schuster: “Le intenzioni che stanno alla base della pratica di Dill sono paradossali: la negazione delle negazioni. Dill considera le nozioni di sé come altrettante facce del culto dell’identità occidentale, cioè l’io o l’egocentrismo di molte teorie psicologiche”.</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn4" name="_ftnref4"><span style="font-family:trebuchet ms;">[4]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"><br />Il suo libro intitolato Philosophische Praxis uscito nel 1990, il primo testo monografico sull’argomento, è stato criticato duramente da molti membri dell’associazione tedesca della Philosophisce Praxis, per la presunta mancanza di contenuti filosofici.</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn5" name="_ftnref5"><span style="font-family:trebuchet ms;">[5]</span></a><br /><span style="font-family:trebuchet ms;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-eScbZFcX_2UmnjJt3lrxOV-GewIiJ29am-N_6hiRZZzACth-6yvLfuiZMtAjfONPzRMWlJkgGedu6g-Zcx4r6PlzlpCXu3ipQOsxx55WEW_b4rUwq2PnNP9M3eiedQEIG-WawhZOD_M/s1600-h/gunther+witzany.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5134596533567856322" style="margin: 0px 10px 10px 0px; float: left; width: 70px; height: 89px;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-eScbZFcX_2UmnjJt3lrxOV-GewIiJ29am-N_6hiRZZzACth-6yvLfuiZMtAjfONPzRMWlJkgGedu6g-Zcx4r6PlzlpCXu3ipQOsxx55WEW_b4rUwq2PnNP9M3eiedQEIG-WawhZOD_M/s320/gunther+witzany.jpg" border="0" width="75" height="87" /></a>Tutt’altra visione quella di Günther Witzany che, nel 1985, apre il primo studio di Consulenza filosofica in Austria. Witzany, facendo suo l’insegnamento di Habermas e Apel e dell’etica della responsabilità di Jonas, assegna alla Philosophische Praxis un compito ben preciso: da una parte, quello di fornire informazioni sulle possibili conseguenze di un uso sconsiderato della tecnica, dall’altra quello di formare individui in armonia con la natura e consapevoli del proprio agire nei confronti del mondo. Ma una tale concezione, per quanto teoricamente fondata, si discosta enormemente dall’ideale achenbachiano di dialogo filosofico aperto e non pre-determinato. Per Achenbach, il consulente deve essere in grado di mettere in discussione se stesso, le sue conoscenze e le sue convinzioni: deve mantenersi quindi perennemente aperto alla comprensione dell’ospite, e per farlo, deve abbandonare tutte le sue “griglie mentali”.<br />Nel vasto panorama tedesco, una figura particolarmente interessante è senz’altro quella di <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2r0UNimTd9XcjO43AboBc7udovxKftU79obK7LXmeoAdWTS_K5j7HtYiJYCtkDlZJikDbpQMtJdp-UlC4c7V2b8QA857GtnOzOjOkqK_g155qX_Y1ctqAApDBtEkdf35euPRzbA8Xk7g/s1600-h/Eckart_Ruschmann.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5134596825625632466" style="margin: 0px 10px 10px 0px; float: left; width: 95px; height: 127px;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2r0UNimTd9XcjO43AboBc7udovxKftU79obK7LXmeoAdWTS_K5j7HtYiJYCtkDlZJikDbpQMtJdp-UlC4c7V2b8QA857GtnOzOjOkqK_g155qX_Y1ctqAApDBtEkdf35euPRzbA8Xk7g/s320/Eckart_Ruschmann.jpg" border="0" width="104" height="160" /></a>Eckart Ruschmann: sovvenzionato da una borsa di ricerca annuale dell’Università di Costanza, ha potuto intraprendere uno dei primi studi seri e approfonditi sulla Consulenza filosofica. Le ricerche e le riflessioni di Ruschmann hanno trovato forma nell’opera Philosophische Beratung</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn6" name="_ftnref6"><span style="font-family:trebuchet ms;">[6]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br />Il suo libro, uscito in Germania nel 1999, è stato subito salutato come uno dei più dettagliati contributi alla fondazione teoretico-riflessiva della disciplina.<br />Bisogna aggiungere il fatto che la riflessione di Ruschmann risulta particolarmente significativa anche grazie alla sua precedente esperienza in qualità di counselour psicologico ad orientamento umanistico. Probabilmente, anche per coerenza rispetto al suo percorso professionale, nel suo pensiero è assente la critica achenbachiana all’approccio psicoanalitico e al modello terapeutico: molto semplicemente, egli considera la Consulenza filosofica come un tipo di consulenza professionale, distinta ma non certo contrapposta alla psicoterapia</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn7" name="_ftnref7"><span style="font-family:trebuchet ms;">[7]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br />Ruschmann, inoltre, non manca di sottolineare come i consulenti filosofici, nella loro critica al modello medico-diagnostico, tendano a utilizzare i termini “psicoterapia” e “psicoanalisi” in maniera quasi interscambiabile. Questo, nonostante si siano sviluppate, dopo la morte di Freud e dei suoi successori, diversi modi di intendere la psicoanalisi con la conseguente articolazione di diversi tipi di psicoterapia, spesso anche molto distanti dalla teoria freudiana</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn8" name="_ftnref8"><span style="font-family:trebuchet ms;">[8]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">. Ma per Ruschmann non solo è necessario chiarire questa distinzione: nella formazione alla Consulenza filosofica dovrebbe essere comunque sempre presente lo studio della psicologia clinica e diagnostica, “in assenza della quale l’esercizio dell’attività di consulenza è definito critico”, se non pericoloso</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn9" name="_ftnref9"><span style="font-family:trebuchet ms;">[9]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br />Per il consulente tedesco l’operato della Consulenza filosofica è equiparabile a un lavoro di “interpretazione e ricostruzione della visione della realtà del cliente” capace di porre le basi per una “modificazione del rapporto con sé e con il mondo”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn10" name="_ftnref10"><span style="font-family:trebuchet ms;">[10]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> ; due sono gli elementi basilari nella teoria della Consulenza filosofica: un modello strutturale dei rapporti psichici, da cui non si può prescindere, e una teoria del comprendere. Per Ruschmann, la filosofia ha finito per concentrarsi solo sui concetti e le astrazioni del pensiero cosiddetto “puro”, con il risultato di trascurare altri aspetti non meno importanti, come gli stati d’animo e le emozioni, troppo spesso relegati all’ambito di un generico”sentire”.<br />Egli intende così dare forma a un modello empatico capace di considerare l’individuo nella sua globalità. Questo modello deve essere in grado di considerare anche “il ruolo degli aspetti intellettivi sul comportamento degli individui, troppo spesso marginalizzati dagli approcci psicologico-emozionali”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn11" name="_ftnref11"><span style="font-family:trebuchet ms;">[11]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br />La dimensione valoriale, inoltre, gioca spesso un ruolo determinante nell’esistenza individuale: sono i valori, infatti, che decidono “quali impulsi debbano venir realizzati e quali no”. Lo scollamento tra il sapere e l’agire, tra i valori più profondi dell’individuo e i suoi comportamenti può portare a un forte disagio esistenziale, che Ruschmann assimila a uno stato di “fondamentale alienazione”. Questo può avvenire quando si assumono in modo passivo valori provenienti dall’esterno (ruoli sociali, norme ecc.), magari per consuetudine, conformismo e convenienza sociale. Per questo motivo nella Consulenza filosofica l’etica assume un ruolo di primo piano: Ruschmann denomina la capacità etica (Ethische Kőnnen) come “l’attitudine a fronteggiare in modo adeguato situazioni problematiche, mantenendo in stretta unità sapere e agire”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn12" name="_ftnref12"><span style="font-family:trebuchet ms;">[12]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br />In particolare, la Ethische Kőnnen si basa sul presupposto “che i propri principi etici siano esplicitamente coscienti e ripetutamente studiati e provati, e contemporaneamente che la percezione e il corrispondente sentimento siano, in situazioni concrete, precisamente commisurati”.<br />Oltre a quella di etica, un’altra nozione centrale nella riflessione di Ruschmann sulla Consulenza filosofica, è quella di saggezza che egli denomina come una forma di sapere acquisibile solo con l’esperienza e che consiste nell’ ”avere piena consapevolezza delle proprie reazioni nei confronti del partner dialogico” e nell’essere in grado di bilanciare “le spesso contrastanti valenze di cognizione, affetto e volontà”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn13" name="_ftnref13"><span style="font-family:trebuchet ms;">[13]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br /></span></div><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">(foto1: Alexandre Dill; foto2: Günther Witzany; foto3: Eckart Ruschmann)<br /><br /><br /><br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref1" name="_ftn1"><span style="font-family:trebuchet ms;">[1]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Cfr. N. Pollastri, Il pensiero e la vita, p. 55<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref2" name="_ftn2"><span style="font-family:trebuchet ms;">[2]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Ivi. p. 56<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref3" name="_ftn3"><span style="font-family:trebuchet ms;">[3]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Il kōan è una frase paradossale o un problema la cui soluzione non può essere logica<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref4" name="_ftn4"><span style="font-family:trebuchet ms;">[4]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Cfr. S. Schuster, La pratica filosofica, cit., p. 53<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref5" name="_ftn5"><span style="font-family:trebuchet ms;">[5]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Ivi, p. 54<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref6" name="_ftn6"><span style="font-family:trebuchet ms;">[6]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> E. Ruschmann, Philosophische Beratung, Kohlhammer, Stuttgart 1999. Attualmente, In Italia, è disponibile solo la traduzione della prima parte dell’opera con il titolo Consulenza filosofica, , Armando Siciliano Editore, Messina 2004 con un’accurata nota introduttiva dal titolo La consulenza filosofica nell’orizzonte di senso della filosofia pratica, Introduzione a Eckart Ruschmann a cura di Rosaria Longo.<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref7" name="_ftn7"><span style="font-family:trebuchet ms;">[7]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> M. Zonza, Eckart Ruschmann, Consulenza filosofica, in “Phronesis”, 5, 2005, p.58<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref8" name="_ftn8"><span style="font-family:trebuchet ms;">[8]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> P. B. Raabe, Teoria e pratica della consulenza filosofica, Apogeo, Milano, 2006, p. 91<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref9" name="_ftn9"><span style="font-family:trebuchet ms;">[9]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Cfr. M. Zonza, Eckart Ruschmann, Consulenza filosofica, in “Phronesis”, 5, 2005, p.61<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref10" name="_ftn10"><span style="font-family:trebuchet ms;">[10]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> E. Ruschmann, Philosophische Beratung, Kohlhammer, Stüttgart, cit. in N. Pollastri, Il pensiero e la vita, p. 80 e sgg, 1999, p. 33<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref11" name="_ftn11"><span style="font-family:trebuchet ms;">[11]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Tutte le citazioni di Eckart Ruschmann sono tratte da N. Pollastri, Il pensiero e la vita, pp. 80-84<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref12" name="_ftn12"><span style="font-family:trebuchet ms;">[12]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Ivi, p. 81<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref13" name="_ftn13"><span style="font-family:trebuchet ms;">[13]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Ivi, p. 84<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Da "La Consulenza filosofica: storia e modelli", Maria Devigili, Trento, 2007)</span><br /></span></div>Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-54842125275182965792007-11-15T07:49:00.000-08:002008-12-14T03:30:15.470-08:00Breve storia della Consulenza filosofica<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmFvqkn3dVYvLd4GYZK8hVISbo6Zvk6Mxn5heyDZmshHnwk9zJX_Vg2AYZYND5fTQ5y3PKhmfKDIrD4c7GCFbOo4xVZ_e73OHiaQxyPVAkQ2yQ4A43XN1X8Q3UYPhmNDpWWovD10e8x4I/s1600-h/kd_rheinbergischer_1.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5133107163463655058" style="margin: 0px 0px 10px 10px; float: right;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmFvqkn3dVYvLd4GYZK8hVISbo6Zvk6Mxn5heyDZmshHnwk9zJX_Vg2AYZYND5fTQ5y3PKhmfKDIrD4c7GCFbOo4xVZ_e73OHiaQxyPVAkQ2yQ4A43XN1X8Q3UYPhmNDpWWovD10e8x4I/s320/kd_rheinbergischer_1.jpg" border="0" /></a><br /><br /><br /><div align="justify"><span style="font-family:trebuchet ms;">La Consulenza filosofica nasce in Germania con il nome di Philosophische Praxis ad opera di Gerd Achenbach che, nel maggio del </span><a title="1981" href="http://it.wikipedia.org/wiki/1981"><span style="font-family:trebuchet ms;">1981</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">, </span><a title="Gerd Achenbach" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Gerd_Achenbach"><span style="font-family:trebuchet ms;">a</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> </span><a title="Bergisch Gladbach" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Bergisch_Gladbach"><span style="font-family:trebuchet ms;">Bergisch Gladbach</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">, cittadina situata in un territorio boscoso della Bergisches Land, vicino a Colonia, apre il primo studio professionale di Consulenza filosofica (Institut fϋr Philosophische Praxis und Beratung). L’anno seguente, fonda la prima associazione di consulenti: la Gesellschaft fur Philosophisce Praxis (GPP).</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn1" name="_ftnref1"><span style="font-family:trebuchet ms;">[1]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"><br />Achenbach decide di fondare la Philosophische Praxis sulla scorta di una triplice insoddisfazione. Prima di tutto, quella nei confronti della filosofia accademica, a suo parere ormai totalmente estranea alle problematiche reali della vita delle persone. La seconda insoddisfazione è quella riguardante le professioni d’aiuto psicologico che, in quanto ancorate al paradigma strumentale e terapeutico, si basano su una “forma di comunicazione distorta” in cui il paziente deve sottomettersi a un qualche schema generale di normalità e salute</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn2" name="_ftnref2"><span style="font-family:trebuchet ms;">[2]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br />In terzo luogo, Achenbach, vuole superare l’idea che la filosofia possa essere applicabile alla stregua di un trattamento medico: “la filosofia non viene ‘applicata’ come se i problemi dell’ospite potessero venire trattati con Platone, con Hegel, o con qualche altro. Le letture non sono una medicina che si possa precrivere. C’è forse qualcuno che va dal dottore, quando è malato, per ascoltare una lezione di medicina?”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn3" name="_ftnref3"><span style="font-family:trebuchet ms;">[3]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">. Ciò sta a significare che il consulente filosofico non è da intendersi come un esperto che applica la filosofia: egli stesso è la filosofia nel suo essere istituzione concreta e particolare.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh98C5WzMs4bUi785r97B3u0Z6DcMUVLYOEz0WKDh335XRb1dxmjUPy0XH5RE5NGf6HCTBYbJlLksoell32VGEMWcPIpygXi6LALm4nX1IY1DudTgXXw8xJ-YKXn7ufSgMSwrxDjJ-aDRE/s1600-h/confilosofica-Achenbach.JPG"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5133107562895613602" style="margin: 0px 10px 10px 0px; float: left;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh98C5WzMs4bUi785r97B3u0Z6DcMUVLYOEz0WKDh335XRb1dxmjUPy0XH5RE5NGf6HCTBYbJlLksoell32VGEMWcPIpygXi6LALm4nX1IY1DudTgXXw8xJ-YKXn7ufSgMSwrxDjJ-aDRE/s320/confilosofica-Achenbach.JPG" border="0" /></a>Il consulente filosofico nella Philosophische Praxis, non mette a disposizione solo le sue conoscenza filosofiche ma anche e, soprattutto, la sua capacità di porre “in questione ciò che gli altri fanno passare per ovvio”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn4" name="_ftnref4"><span style="font-family:trebuchet ms;">[4]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">,ossia quello che si può denominare come una vera e propria capacità dialogica per cui lui e la persona che lo consulterà “potranno dar vita a un dialogo filosofico, che si avvierà da concrete questioni della vita reale e rimarrà ad esse ben ancorato, grazie proprio alla presenza dell’ospite, che sperimenterà su di sé e sulla propria esistenza le riposte emerse, ma al tempo stesso si svilupperà e s’innalzerà verso l’universalità e l’astrazione della ricerca, grazie alla presenza del filosofo, che metterà in gioco tutto il suo bagaglio di conoscenze, competenze e capacità logico-argomentative”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn5" name="_ftnref5"><span style="font-family:trebuchet ms;">[5]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br />Nonostante esista un consenso pressochè unanime nel riconoscere Achenbach come fondatore ufficiale della Philosophische Praxis, sia come nuova branca della filosofia, sia come nuova professione, i consulenti di area anglosassone, tendono a ridimensionare la portata innovativa del consulente di Colonia. Secondo Peter Raabe, ad esempio, tra i precursori della Consulenza filosofica si possono annoverare Carl Rogers, Viktor Frankl e Albert Ellis, che, a partire dagli anni Cinquanta, hanno incominciato a inserire “l’elemento filosofico” nei loro rispettivi approcci psicoterapeutici</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn6" name="_ftnref6"><span style="font-family:trebuchet ms;">[6]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">. Inoltre, sempre Raabe menziona un articolo di Seymon Hersh intitolato The Counseling Philosopher pubblicato sulla rivista “The Humanist” in cui il consulente viene paragonato ad una specie di allenatore il cui compito è quello di aiutare i suoi clienti a trarre maggior investimento dalla vita</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn7" name="_ftnref7"><span style="font-family:trebuchet ms;">[7]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">. Del resto, è anche vero che, come scrive Augusto Cavadi, “la professione è nuova, ma sino a un certo punto: da sempre, infatti, fare filosofia ha significato diventare ‘ consultanti’ di qualcuno e, gradualmente, anche ‘consulenti’”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn8" name="_ftnref8"><span style="font-family:trebuchet ms;">[8]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br />Inoltre, è lecito pensare che alcuni filosofi nel corso dei secoli, spesso assunti dalle famiglie nobili come precettori ed educatori per i loro rampolli, abbiano avuto modo di offrire, oltre alla mera educazione e all’impartizione di saperi e nozioni, anche una qualche forma di Consulenza filosofica in merito alle più disparate vicissitudini esistenziali.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCYvfsQ5dtacChNCirTzryQ-2ieBJBSLMnD_jLTvhplZko3eTItfNJStLz3sicQnIOaiU5DXhBB_jNH8zHF13XcnHDcaz0GOyrGKqtUgWPzElek1MQFnk-am4wvQU62HnGcEuIig3a9XA/s1600-h/nussbaum1.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5133106476268887682" style="margin: 0px 10px 10px 0px; float: left; width: 185px; height: 267px;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCYvfsQ5dtacChNCirTzryQ-2ieBJBSLMnD_jLTvhplZko3eTItfNJStLz3sicQnIOaiU5DXhBB_jNH8zHF13XcnHDcaz0GOyrGKqtUgWPzElek1MQFnk-am4wvQU62HnGcEuIig3a9XA/s320/nussbaum1.jpg" border="0" width="183" height="259" /></a>L’idea che la filosofia possa apportare benefici e miglioramenti alla vita umana non è certo così recente: Martha Nussbaum, nel suo Terapia del Desiderio </span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn9" name="_ftnref9"><span style="font-family:trebuchet ms;">[9]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">, individua nelle tre maggiori scuole filosofiche ellenistiche (l’Epicurea, la Stoica e la Scettica) lo sviluppo di un’etica terapeutica volta a curare i malesseri del pensiero. Tutte queste scuole, infatti, “[…] sviluppano delle procedure e delle strategie miranti non solo all’efficacia sul singolo, ma anche alla creazione di comunità terapeutiche, società che vengono a sovrapporsi alla società già esistente, con norme e priorità differenti rispetto ad essa”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn10" name="_ftnref10"><span style="font-family:trebuchet ms;">[10]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">. L’estrema importanza attribuita al valore curativo della filosofia in epoca ellenica è ben sintetizzata nelle parole di Epicuro: “E’ vuoto l’argomento di quel filosofo che non riesca a guarire nessuna sofferenza dell’uomo: come non abbiamo alcun bisogno della medicina se essa non riesce ad espellere dal nostro corpo le malattie, così non abbiamo alcuna utilità della filosofia se essa non riesce a scacciare le sofferenze dell’anima”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn11" name="_ftnref11"><span style="font-family:trebuchet ms;">[11]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br />Tuttavia, l’analogia tra la cura del pensiero e quella del corpo è riscontrabile assai prima della nascita delle scuole ellenistiche. Già con l’organizzazione di una vera e propria arte medica, intesa come complesso di conoscenze e procedure trasmissibili atte a curare i dolori fisici, si fece strada nell’Antica Grecia l’idea che, così come poteva essere trovata una cura efficace per i malesseri fisici, poteva anche esistere una cura per i malesseri del pensiero e del desiderio. A questo proposito, la Nussbaum nota come già in Omero i discorsi (logoi) vengano considerati dei veri e propri rimedi in grado di curare le malattie dell’animo</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn12" name="_ftnref12"><span style="font-family:trebuchet ms;">[12]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> o come in Pindaro il discorso poetico sia equiparato ad un incantesimo capace di alleggerire l’anima dai suoi turbamenti</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn13" name="_ftnref13"><span style="font-family:trebuchet ms;">[13]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br />Tuttavia, in questi esempi si fa riferimento al logos nella sua accezione più generale comprendente tutte le modalità possibili del discorso. Soltanto con Democrito si attua la specificazione del carattere prettamente filosofico del discorso capace di curare l’animo dai tribolamenti delle passioni: “La medicina è l’arte che cura le malattie del corpo, la filosofia quella che sottrae l’animo al dominio delle passioni”</span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn14" name="_ftnref14"><span style="font-family:trebuchet ms;">[14]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;">.<br /><br /><br /><br /><br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref1" name="_ftn1"><span style="font-family:trebuchet ms;">[1]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Presieduta fino al 2003 dallo stesso Achenbach, attualmente opera con il nome di Internationale Gesellschaft fϋr Philosophische Praxis (IGPP)<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref2" name="_ftn2"><span style="font-family:trebuchet ms;">[2]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> G. Achenbach. La consulenza filosofica, p. 17<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref3" name="_ftn3"><span style="font-family:trebuchet ms;">[3]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Ivi, p. 14<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref4" name="_ftn4"><span style="font-family:trebuchet ms;">[4]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Cfr. P. B. Raabe, Teoria e pratica della consulenza filosofica, pp. 86-87<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref5" name="_ftn5"><span style="font-family:trebuchet ms;">[5]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Cfr. N. Pollastri. Il pensiero e la vita, p. 43<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref6" name="_ftn6"><span style="font-family:trebuchet ms;">[6]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> P. B. Raabe, Teoria e pratica della consulenza filosofica, Apogeo, Milano 2006, p.6<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref7" name="_ftn7"><span style="font-family:trebuchet ms;">[7]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Ivi, p. 7<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref8" name="_ftn8"><span style="font-family:trebuchet ms;">[8]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> A. Cavadi, Quando ha problemi chi è sano di mente. Un’introduzione al philosophical counseling, Rubettino, Soveria Mannelli 2003, cit., p. 18<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref9" name="_ftn9"><span style="font-family:trebuchet ms;">[9]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> M. Nussbaum, Terapia del desiderio. Teoria e pratica nell’etica ellenistica. Vita e Pensiero, Milano 1998 (ed. or. The Therapy of Desire, Princeton University Press 1996<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref10" name="_ftn10"><span style="font-family:trebuchet ms;">[10]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Ivi, p. 46<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref11" name="_ftn11"><span style="font-family:trebuchet ms;">[11]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Epicuro, fr. 221<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref12" name="_ftn12"><span style="font-family:trebuchet ms;">[12]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Cfr. M. Nussbaum, Terapia del desiderio, p. 58<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref13" name="_ftn13"><span style="font-family:trebuchet ms;">[13]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Ibidem<br /></span><a title="" style="" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref14" name="_ftn14"><span style="font-family:trebuchet ms;">[14]</span></a><span style="font-family:trebuchet ms;"> Democrito, Diels- Kranz B. 31<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Da "La Consulenza filosofica: storia e modelli", Maria Devigili, Trento, 2007</span><br /></span></div>Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-61481712147386201692007-07-28T04:00:00.000-07:002008-12-14T03:30:48.171-08:00Consulenza filosofica e Counseling filosofico<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0jSCC6vv2ExGVYPka3VPTB2PzrWip4oHoFpE1CbsmqRa0srF_HR025oC1r4wqpsqYMMqcy9F4GuMwkGZSEDwTyVyOmVFuQt2zmGK8r_P5znNJmdI34I_P72igk3IKSprSGPLorMp9LtQ/s1600-h/domanda.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5092202256583337138" style="margin: 0px 0px 10px 10px; float: right;" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0jSCC6vv2ExGVYPka3VPTB2PzrWip4oHoFpE1CbsmqRa0srF_HR025oC1r4wqpsqYMMqcy9F4GuMwkGZSEDwTyVyOmVFuQt2zmGK8r_P5znNJmdI34I_P72igk3IKSprSGPLorMp9LtQ/s320/domanda.jpg" border="0" /></a><br /><span style="font-family:trebuchet ms;">Vige moltissima confusione a riguardo e, almeno che una persona non decida di intraprendere un serio percorso di approfondimento (e quindi andare a leggersi un bel po’ di testi italiani e stranieri, studiare l’origine e lo sviluppo di questa pratica nel corso del tempo e nelle diverse parti del mondo, analizzare alcuni modelli e alcune versioni) il rischio di fraintendimento è decisamente alto.<br />Farò solo un breve esempio. Immaginiamo che una persona interessata a saperne di più sulla consulenza filosofica, si metta a fare qualche ricerca su internet e che,malauguratamente, finisca su Wikipedia.<br />Questa persona sarà convinta di trovarsi davanti ad una definizione di consulenza filosofica: in realtà, starà leggendo una definizione di Counseling filosofico.<br />Arrivo al dunque.<br />Personalmente, sono convinta che la tendenza a fraintendere la natura della Consulenza filosofica sia imputabile alla facilità con cui alcuni “addetti ai lavori” (che chiamerò sedicenti consulenti filosofici) mescolano i termini Consulenza e Counseling filosofico.<br />Bisogna infatti distinguere nettamente la Consulenza filosofica dal Counseling filosofico: quest’ultimo fa riferimento ad un universo di “psicoterapie soft”, particolarmente consolidato nei paesi anglosassoni caratterizzato dalla tendenza a “ibridare” la psicologia con la filosofia.<br />Ora, dobbiamo ammettere che tale ibridazione può essere molto pericolosa, in quanto la psicologia ha fini ben diversi dalla filosofia. La psicologia, una volta analizzata la realtà in chiave causalistica, interviene sui possibili nessi alla base del disagio. La filosofia non può fare niente di tutto ciò, se è vero che è amore per il sapere e quindi caratterizzato da una gratuità di fondo (propria di ogni amore, altrimenti si chiamerebbe con un altro nome…)<br />Se io sto filosofando non lo faccio per guarire, perchè altrimenti sto cercando un farmaco, un sedativo, una "verità che cura": in una parola, la salvezza. Ma questa non è filosofia è medicina o religione (che ormai sono la stessa cosa)<br />Non c’è niente da fare, l’ottica della psicologia rimane sempre un’ottica medico-diagnostica dove, una volta scoperte la causa o le cause di un disturbo, s’interviene di conseguenza con l’obiettivo di guarire e di portare benessere.<br />Il Counseling filosofico, quindi non è altro che una variante del Counseling psicologico (o rogersiano) e non è molto dissimile dal Counseling esistenzialista<br />La Consulenza filosofica (Philosophische Beratung o Philosophische Praxis), invece, non ha a che fare con il counseling, con Rogers, Ellis o Franlk. Essa nasce quando il filosofo tedesco Gerd Achenbach apre il suo studio a Colonia nel 1981, molto critico nei confronti delle forme di counseling e di tutte le forme di psico-terapia (siano esse strong o soft)<br />In Italia, la prima e sintetica definizione di consulenza filosofica, è stata quella articolata dallo studioso e docente di filosofia morale, Andrea Poma: “La consulenza filosofica è la prestazione professionale di una consulenza da parte di un consulente esperto in filosofia a un consultante che liberamente e spontaneamente gliene fa richiesta”<br />Questa definizione ha dei limiti. Siamo infatti sicuri che basta essere “esperto di filosofia” per fare il consulente filosofico, non bisogna forse vivere la filosofia sulla propria pelle e quindi essere filosofo se si vuole veramente mettersi in gioco come la filosofia richiede, e non solo limitarsi ad “applicare” teorie e conoscenze. Tuttavia, tale definizione è comunque accettabile perché delinea i contorni dell’attività che è “professionale” e “filosofica”.<br />Nella consulenza filosofica si filosofa e, se si parla di psicologia, se ne parla come si può parlare di fisica o astronomia, come un sapere che può dare più consapevolezza di sé e del mondo ma non come uno strumento per ottenere dei risultati ecc.<br /><br />Se volete info attendibili sulla Consulenza filosofica andate sul sito dell' Associazione Phronesis (c'è anche una rivista omonima in PDF scaricabile gratuitamente)<br />http://www.phronesis.info/HomePubI.html<br /><br />E, ancora meglio, se conoscete il tedesco andate sul sito di Achenbach<br />http://www.achenbach-pp.de/<br /><br />Grazie dell'attenzione!</span></div>Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-740517070137895549.post-46338344649653824562007-07-18T08:17:00.000-07:002007-11-15T09:51:35.883-08:00Il fondatore della Consulenza filosofica<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyVTsUwz8FGXNQkilbifDB8L8559R-Ic0-OlqGSfs5cvQPy2bxkvwZVpiY9UaQzcLoCJJ45QFd1DMTsx-E0nXOIPApw_cGwcVcKQGm6lSruoTUSwz50BR0LmkF1mXPjsfCFOX1ZsHIbak/s1600-h/confilosofica-Achenbach.JPG"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5088557011625678514" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; CURSOR: hand; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyVTsUwz8FGXNQkilbifDB8L8559R-Ic0-OlqGSfs5cvQPy2bxkvwZVpiY9UaQzcLoCJJ45QFd1DMTsx-E0nXOIPApw_cGwcVcKQGm6lSruoTUSwz50BR0LmkF1mXPjsfCFOX1ZsHIbak/s320/confilosofica-Achenbach.JPG" border="0" /></a><br /><div><em>Se la filosofia si irrigidisce in se stessa , se persiste nella sua autoaffermazione devota alla tradizione, se tiene se stessa sotto chiave, allora non potrà lasciarsi andare ed essere presso le cose. In breve: se teme i pericoli - a cui certo soccombe, ma nei quali solo può giungere a se stessa – è persa. Persa in quanto spirito vivace che non è rimuginare tra sé, ma, secondo l’uso hegeliano, è la forza di essere presso se stessa nell’altro.<br /></em>G. B. ACHENBACH<a title="" style="mso-footnote-id: ftn1" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftn1" name="_ftnref1">[1]</a><br /></div><br /><div></div><br /><div><a title="" style="mso-footnote-id: ftn1" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=740517070137895549#_ftnref1" name="_ftn1">[1]</a> G. B. Achenbach, <em>La consulenza filosofica. La filosofia come opportunità di vita</em>, Apogeo, Milano 2005, p. 50</div>Maria Devigilihttp://www.blogger.com/profile/05391007241955245945noreply@blogger.com0