Considerazioni preliminari

Innanzitutto, è bene precisare che non sono una consulente filosofica o una sedicente tale (purtroppo, esiste anche questa categoria). L'obiettivo di questo blog è quello di fornire alcune informazioni di base sul mondo della Consulenza filosofica. Ho avuto modo di svolgere delle ricerche sulle pratiche filosofiche e, in particolare, sulla consulenza: il frutto di queste ricerche è la mia tesi di laurea. Credo che esistano molti luoghi comuni sulla Consulenza filosofica, probabilmente legati a quelli sulla Filosofia, spesso originati dalla superficialità con cui essa viene presentata. Non pretendo di dissolvere completamente i vostri dubbi ma semplicemente di costruire una sorta di "spazio neutro"; sia ben chiaro, la neutralità assoluta non esiste, ognuno parte da supposizioni e, in effetti, io ho una mia precisa idea della consulenza filosofica. Semplicemente, non sono una consulente filosofica, non ho nessun servizio da offrire, non devo convincere nessuno della bontà della mia missione.

lunedì 7 gennaio 2008

Consulenza filosofica in Olanda e in Norvegia


Il primo Paese europeo in cui viene importata la Philosophische Praxis è l’Olanda.
Già verso la fine degli anni Settanta, un gruppo di studenti della Interfacoltà Centrale dell’Università di Amsterdam aveva lamentato l’esistenza di una lontananza della filosofia accademica dalla filosofia nell’esperienza personale. La Philosophisce Praxis trovò quindi un terreno favorevole e nel 1984 alcuni di quegli studenti, nel frattempo laureatisi, organizzarono un Gruppo di Lavoro di Amsterdam per la Pratica Filosofica .
Una delle prime problematiche affrontate fu quella relativa alle possibili influenze che la personale visione e teoria del consulente potevano esercitare, anche inconsapevolmente, sul consultante. Tramite la registrazione video di alcune sedute sperimentali si potè quindi osservare come, il filosofo consulente, spesso senza neanche rendersene conto, tendesse ad orientare la discussione in base alle proprie concezioni.
Ciò che emerse da quelle osservazioni si rivela a tutt’oggi molto interessante dal punto di vista della formazione alla Consulenza filosofica: è di estrema importanza che il futuro consulente filosofico venga messo nelle condizioni di poter integrare le sue conoscenze filosofiche con una vera e propria pratica della relazione, che, a livello di una formazione specifica potrebbe equivalere ad un periodo di tirocinio.
Dal sopracitato gruppo di lavoro è successivamente nata l'Associazione di pratica filosofica olandese (VFP) che pubblica una rivista dedicata alla filosofia pratica e organizza corsi di dialogo socratico. Sempre in Olanda si trova il Pratocenter, un istituto accademico che svolge attività didattiche e di ricerca nel campo della Philosophy of Business.
In Olanda, il primo ad aprire uno studio di Consulenza filosofica è stato Ad Hoogendijk. La Schuster descrive così il suo metodo: “lui pone delle domande, che non si limitano a chiarire qual è il problema di una persona, ma mettono anche in chiaro la visione filosofica del mondo che è, per così dire, il retroterra culturale del problema”.
Ma Hoogendijk , che dal 1990 opera come consulente per aziende e organizzazioni, viene spesso ricordato anche per i suoi contributi nell’ambito della Philosophy of Management e in particolar modo della Business Ethic.
Subito dopo l’apertura del primo studio di Consulenza filosofica in Olanda, cominciò a svilupparsi un certo interesse per la nuova pratica da parte di filosofi e studiosi, alcuni dei quali aprirono a loro volta degli studi privati. Uno di questi studiosi fu Eite Veening.
Per Veening il consulente filosofico dovrebbe occuparsi esclusivamente di persone che presentano degli “enigmi concettuali” , mentre, in caso di problematiche emotive, egli consiglia l’aiuto psicologico. Negli enigmi concettuali sono comprese anche le questioni esistenziali ed etiche sottoforma di decisioni importanti per la vita. Veening, nella sua pratica, utilizza spesso il metalogo (articolato e sviluppato dall’antropologo e psicologo Gregory Bateson) in quanto strumento capace di far “pensare sul pensare” .
La situazione caratteristica in cui il metalogo può rivelarsi particolarmente efficace è quella, tipica della comunicazione schizofrenica, del “doppio-legame”[double bind]. Il doppio legame può essere rappresentato come una situazione in cui la comunicazione di un individo nei confronti dell’altro presenta una contraddizione tra il livello del discorso esplicito (quel che vien detto) e un ulteriore livello metacomunicativo (gesti, atteggiamenti, tono di voce). Questa incongruenza causa un conflitto interiore e una grande confusione nel ricevente del messaggio, il quale non sa più quale livello accettare come valido, perché l’uno esclude l’altro. Il metalogo è da intendersi come una discussione su un argomento particolarmente problematico, in cui, oltre alle diverse posizioni dei partecipanti, deve poter essere esplicitata la struttura stessa della conversazione che si sta attuando.
In Norvegia, il primo ad aprire uno studio professionale, a partire dal 1989, fu Anders Lindseth . Lindseth, da sempre in contatto con Achenbach, attinge dall’ermeneutica di Hans- Georg Gadamer e di Paul Ricoeur per sviluppare il “principio del non-comprendere” [Nichtverstehen] che egli pone alla base della sua attività consulenziale. Per venire veramente incontro all’altro è necessario abbandonare ogni pretesa di sapere, ogni eventuale posizione dogmatica, sia essa scientifica o religiosa. Il Nichtverstehen fa riferimento al significato epistemologico del sentimento e consiste essenzialmente in un atteggiamento di apertura nei confronti dell’altro, a prescindere dal fatto che egli possa dire cose lontane dalle nostre idee o dalla nostra comprensione. La ricerca di un’intesa è però possibile solo se si prescinde dalla fissità della conoscenza oggettiva e oggettivante che, anziché accogliere la diversità dell’altro, finisce per standardizzarla basandosi sui suoi modelli pre-determinati.
Lindseth critica le psicoterapie e in generale tutte le forme dogmatiche di conoscenza in quanto la pretesa di sapere che è alla loro base preclude ogni possibilità di “comprensione benevolente” dell’altro. Da diversi anni, in Norvegia, la Norwegian Association for Philosophical Practice organizza corsi biennali di formazione alla Consulenza filosofica.




(da "La Consulenza filosofica: storia e modelli", Maria Devigili, Trento 2007)