Considerazioni preliminari

Innanzitutto, è bene precisare che non sono una consulente filosofica o una sedicente tale (purtroppo, esiste anche questa categoria). L'obiettivo di questo blog è quello di fornire alcune informazioni di base sul mondo della Consulenza filosofica. Ho avuto modo di svolgere delle ricerche sulle pratiche filosofiche e, in particolare, sulla consulenza: il frutto di queste ricerche è la mia tesi di laurea. Credo che esistano molti luoghi comuni sulla Consulenza filosofica, probabilmente legati a quelli sulla Filosofia, spesso originati dalla superficialità con cui essa viene presentata. Non pretendo di dissolvere completamente i vostri dubbi ma semplicemente di costruire una sorta di "spazio neutro"; sia ben chiaro, la neutralità assoluta non esiste, ognuno parte da supposizioni e, in effetti, io ho una mia precisa idea della consulenza filosofica. Semplicemente, non sono una consulente filosofica, non ho nessun servizio da offrire, non devo convincere nessuno della bontà della mia missione.

martedì 20 novembre 2007

Consulenza filosofica in azione: Oscar Brenifier

Durante la stesura della mia tesi ho spesso visitato il sito del filosofo pratico e consulente filosofico francese Oscar Brenifier, sito ricco di contenuti, spunti e informazioni sulla pratica filosofica in Francia e, sopratutto sulla "Philosophie pour enfants".
Dunque, ieri sono ritornata sul suo sito ed ho scoperto delle interessantissime novità: alcuni video di "consultation philosophique".
Altri suoi video sono reperibili su Google-video (in francese, in inglese e in spagnolo).
Chiaramente si tratta solo di un esempio di consulenza filosofica. Gli approcci variano molto da un consulente filosofico all'altro.
La struttura seguita da Brenifier è decisamente analitica e cartesiana. Si parte da una domanda, si isolano dei concetti e si prosegue di volta in volta verso una maggior chiarificazione. Per ora ho tradotto solo i primi 7 minuti e mezzo del video. Chi volesse collaborare e proseguire con la traduzione sarà certamente il benvenuto!

QUI EST-CE QUE JE RENCONTRE QUAND JE RENCONTRE L'AUTRE?




CHI INCONTRO QUANDO INCONTRO L'ALTRO?


A (Oscar Brenifier): Qual è la domanda?
B (Consultante) : La domanda è "Chi incontro quando incontro l'altro?"
A: Qual è il concetto che pone più problemi qui? Lei sta esitando, perchè?
B:Perchè un po' mi spaventa...
A: Cosa la spaventa?
B: L'incontro con l'altro
A: Ecco...Cos'è l'incontro? In generale, cos'è un incontro
B: E' una presenza
A: E' una presenza... e allora...cosa vuol dire essere una presenza, cosa implica "essere una presenza"?
B: Essere con, essere in ascolto, essere ascoltati
A: Bene, ora vediamo l' "altro": che cos'è?
B: E' per me
A: E' per me...Vediamo, qual è la differenza principale tra il concetto di incontro diretto (essere in ascolto e ascoltare) e dell' "altro" che è per me, come possiamo categorizzare la relazione di questi due concetti?
B: ...Nell'ascolto c'è sia presenza e di assenza
A: Bene, allora possiamo dire che ci sono due antinomie, c'è sia presenza e assenza, dunque cos'è la presenza?
B: L'incontro
A: L'incontro è la presenza. E l'altro dunque?
B: E’ l'assenza
A: Allora, qual è dunque il problema che si pone?
B: Come si può incontrare ciò che è assente…
A: Ecco, dunque: la presenza dell'assenza. Si pone il problema della presenza dell'assenza. Non ne è certa?
B: Poco
A: Perchè?
B: Perchè intorno al concetto di altro e di incontro io non ho mai fatto delle associazioni, non li ho mai associati all' assenza e alla presenza.
A: D'accordo ma il fatto che l'altro sia assenza è quello che ci preoccupa e il fatto che l'incontro sia una presenza può anche andare, non è così?
B: Sì
A: Sì, dunque il problema che si pone qui è l'altro come assenza, giusto?
B: Sì
A: Qual è il problema di definire l'altro come un'assenza?
B: ...Non c'è riconoscimento
A: Non c'è riconoscimento: se l'altro è assente non c'è riconoscimento. E del resto, in generale quando si tratta dell'altro ha senso dire che non c'è riconoscimento? L'altro che si incontra è riconoscimento o piuttosto è assenza di riconoscimento?
B: Assenza di riconoscimento. Perchè se si può incontrare, chi non lo fa è assente, chi non lo fa è altro.
A: Ma lei dice "si può" incontrare. Può incontrare qualuno che è qua? Come lo conosce? Se lei lo ha già conosciuto lo può incontrare?
B: Ma è un processo...C'è un processo di riconoscimento con l'incontro
A: Ma come può incontrarlo se lui è già qua?
B: Mh...
A: Dov' è il problema? Se io dico che è qua lui è già incontrato. Ma se io dico che posso incontrare...Chi posso incontrare?
B: Quello che non è qua
A: Dunque io posso incontrare unicamente colui che non è qua. Le sembra strano?Allora ripartiamo:Chi incontro quando incontro l'altro? Cosa rispondiamo?
B: Quello che non è qua
A: Però, se io lo incontro...Chi incontro: quello che è altro o quello che non è altro?
B: Quello che non è altro
A: Chi incontro quando incontro l'altro?
B: Me
A: Interessante...e ora analizziamo: è possibile che quando incontro l'altro io incontri me stesso?

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Curiosità? Che differenza c'è tra una consulenza filosofica e una consulenza psicanalitica?... Cambia solo la situazione del soggetto, dell'interlocutore, in quanto se "malato" o "ossessionato" non riuscirebbe ad essere abbastanza oggettivo?... Oppure è comunque importante il punto di vista personale e non solo quello che potrebbe associarsi al pensiero comune, sociale?
In altre parole: mi aspetterei un simile dialogo tra uno psicanalista e un paziente... Mentre da una consulenza filosofica mi aspetterei uno scambio più vivo di idee, un bel pentolone da analizzare, con contradditori e nuove idee, tutti disfattisti e tutti creatori di vecchie e nuove idee...
Ma.Ma.
Dal mio tentativo, troppo impegnativo in termini di tempo: http://caffefilosoficopopolare.splinder.com

Anonimo ha detto...

Ecco, volevo sottolineare che quello che ho pubblicato qui è solo un esempio di dialogo di consulenza filosofica. Perchè secondo te questo non è uno "scambio vivo"?
invece io ci trovo tutta la grande vivacità intellettuale della ricerca, in effetti si tratta proprio di un percorso di analisi concettuale che in una seduta psicoanalitica non sarebbe possibile: in quest'ultima tutto è pre-determinato in base all'assunzione a priori di alcune premesse, come ad esempio la credenza nell'esistenza di determinati complessi, meccanismi inconsci etc. Non che non ci siano premesse nella consulenza filosofica, anzi. Ma se la consulenza filosofica è veramente filosofica le sue premesse sono le stesse della filosofia: il suo essere inesausta ricerca

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good